Il ritorno della canapa: dai fiori alle fibre, ecco perché è amica dell'ambiente

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Abeja G.
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Il ritorno della canapa: dai fiori alle fibre, ecco perché è amica dell'ambiente

Messaggio da Abeja G. » gio mar 11, 2021 6:45 pm

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Dopo il crollo negli anni '70, oggi i terreni coltivati a cannabis sativa sono aumentati di dieci volte in cinque anni superando i 4000 ettari. Considerata un investimento rischioso, la coltura è invece sostenibile. E i suoi usi, grazie a fibre e fiori, vanno dal tessile all'edilizia e alla cosmesi.

Eravamo una superpotenza. Il secondo produttore mondiale di cannabis sativa (canapa) dopo l’Urss. Negli anni ‘30 i campi di canapa in Italia occupavano 85 mila ettari e rendevano 1 milione di tonnellate di fibre. Non immaginate però i contadini che dopo il raccolto si riunivano intorno al fuoco per passarsi uno spinello: niente in contrario, sia chiaro, ma parliamo di canapa per uso tessile. E da qui in avanti scrivendo di canapa faremo sempre riferimento ad una delle 75 varietà autorizzate dall’Europa, tutte con un contenuto di tetraidrocannabinolo (THC, la sostanza psicotropa nei fiori della cannabis) inferiore allo 0,2%, che non le rende quindi sostanze stupefacenti.

Il primato italiano della canapa sbiadisce con il tempo. Negli anni ‘50 arriva la concorrenza delle fibre sintetiche e i nostri produttori perdono il treno dell’innovazione, restando legati a metodi tradizionali, poco efficienti e molto faticosi per i lavoratori. Così negli anni ‘70 di quello che chiamavano “l‘oro verde” non rimanevano che 900 ettari.

LA CANAPA NELLA STORIA. In pochissimi abbiamo visto dal vivo una pianta di canapa – anche se probabilmente quasi tutti se ne incrociassimo una, con le famose foglioline verdi seghettate a forma di lancia, la riconosceremmo, grazie soprattutto al lavoro di acculturazione iconografica svolto delle campagne antiproibizioniste. La canapa è probabilmente la più antica pianta da fibra coltivata dall’uomo. Di canapa scriveva Erodoto nel V sec. avanti Cristo. Di canapa erano fatti i cordami e le vele delle navi romane. Gli scarti dei tessuti di canapa servivano per fare la carta: la gran parte delle copie della Bibbia di Gutenberg furono stampate su carta di canapa, peraltro importata dal nostro Paese, e su carta di canapa erano vergate le bozze della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Alcune delle opere più famose della storia dell’arte mondiale sono state dipinte su tele di canapa – e non è un caso se l’inglese canvas, appunto tela, deriva dal latino cannabis. Cambiando registro, ricordiamo anche che il padre dei jeans, Levi Strauss, commerciava tessuti in canapa. Insomma, parliamo di una pianta che, anche se lo abbiamo dimenticato, è parte della nostra storia.

IL BOOM E LA GIUNGLA DELLE NORME. Se questo è il passato, qualcosa di quel passato sta tornando con la nuova giovinezza della canapa italiana. Secondo Coldiretti "i terreni coltivati a canapa nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte, superando i 4000 ettari". Ma questo ritorno, lamentano le associazioni di produttori e anche quelle degli agricoltori, è frenato da una "giungla di norme e controlli" e dalla "mancata uniformità di applicazione della legge a livello nazionale", per dirla con Coldiretti. “Oggi – sintetizza Beppe Croce, presidente di Federcanapa, una delle associazioni che riunisce i produttori – la cannabis sativa è considerata innanzitutto pianta da droga e solo poi pianta agricola". Con incertezze normative che, spiegano le associazioni, frenano gli investimenti: "È ancora estremamente rischioso per un imprenditore investire in canapa", sottolinea Gianpaolo Grassi, già ricercatore del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), e membro del comitato tecnico scientifico di Federcanapa.

LA CANNABIS AMICA DELL'AMBIENTE. Un limite non solo per il mancato sviluppo di potenziali economie, ma anche per la sostenibilità ambientale di queste produzioni: perché la cannabis è amica dell’ambiente. Cresce molto in fretta, fino a 4 metri in tre mesi, e ha bisogno di pochissima acqua, molta meno del cotone. È molto ghiotta di CO2, uno dei principali gas causa della crisi climatica, tanto che per aumentare la resa a volte, nelle coltivazioni indoor, si arricchiscono gli ambienti proprio di biossido di carbonio. "È più sostenibile di qualsiasi altra coltura, forse solo dopo l’erba medica", spiega Grassi: "Non ha bisogno di essere trattata con prodotti chimici, fertilizzanti, antiparassitari e diserbanti. A parte il rame, utilizzato anche nell’agricoltura biologica, non esiste un fitofarmaco che sia registrato specificamente per la canapa". Per questo è una delle colture che meglio si presta ad essere coltivata con metodo biologico. E i campi di cannabis ospitano una grande biodiversità di fauna selvatica e insetti. Le sue radici assorbono metalli pesanti dai terreni contaminati, tanto che ci sono diverse sperimentazioni in corso per il fitorisanamento con la canapa, ad esempio nelle terre inquinate dall’Ilva di Taranto.

Dire che la canapa è una fibra versatile è quasi un eufemismo. Come abbiamo visto, il più antico uso della canapa, e quello ancora oggi più diffuso a livello globale, è quello tessile. Antico ma non fuori moda. Non molto tempo fa, ad esempio, Levi’s ha presentato i suoi jeans 70% cotone e 30% canapa – ricavata, peraltro, da campi mai irrigati e bagnati solo dalle piogge.

L'ITALIA INDIETRO. In Italia sul fronte dell’uso tessile "siamo ancora fermi", spiega Croce: "La canapa tessile oggi è fatta praticamente tutta in Cina. Anche se il settore è molto promettente anche per l’Italia: penso ad esempio ai tessuti tecnici, come quelli utilizzati in ambito ospedaliero. Credo che dobbiamo aspettarci delle novità". In attesa di queste novità, nel nostro Paese a farla da padrone nei campi è il mercato dei prodotti da fumo che, altra anomalia legislativa, con le attuali norme possono essere venduti ma non per essere fumati. Il perché di questo primato lo spiega Grassi: "Vendere all’ingrosso i fiori della cannabis sativa frutta tra i 300 e i 1500 euro al chilo, a seconda della qualità. Con un campo di 1 ettaro puoi produrre 1000 chili. Mentre la canapa da fibra dovrebbe competere coi prezzi bassissimi della Cina e dei Paesi asiatici".


DALL'EDILIZIA ALLA COSMESI. Oltre ai fiori e alle fibre usate per il tessile, che sono sull’esterno della "bacchetta", il fusto della pianta, all’interno c’è la parte legnosa, il "canapulo". Riducendolo in trucioli, pressando i trucioli e incollandoli tra loro (anche con collanti derivati della lavorazione della canapa stessa) si ottengono pannelli isolanti per l’edilizia, che derivano quindi da materia prima rinnovabile e carbon negative (perché, come abbiamo visto, crescendo la pianta assorbe carbonio dall’atmosfera). Pannelli utilizzati anche per i cappotti termici che rendono energeticamente più efficienti gli edifici e che possono quindi concorrere ad ottenere diverse certificazioni ambientali e il famoso e ambito ecobonus al 110%. E oltre ai pannelli dalla cannabis si ricavano malte, intonaci, mattoni, finiture, biocompositi canapa-cemento e canapa-calce.

GLI ALTRI USI. Dall’edilizia alla cosmetica: gli estratti delle foglie e l’olio ottenuto dalla spremitura del seme sono impiegati per fare saponi, creme, latte detergente. In sostituzione della fibra di vetro o della lana di roccia la cannabis viene spesso utilizzata nei pannelli per l’automotive, anche mista a polimeri per rendere le componenti più resistenti e leggere. Semi, farina (senza glutine, quindi adatta ai celiaci) e olio sono utilizzati nell’agroalimentare per fare pasta, biscotti, salse e dessert ma anche per aromatizzare il caffè e il the o le birre. C’è chi con la canapa produce anche bioplastica compostabile e biodegradabile. Insomma, senza evocare paragoni irrispettosi, della canapa non si butta niente.

https://www.repubblica.it/green-and-blu ... OF3V23391c


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Re: Il ritorno della canapa: dai fiori alle fibre, ecco perché è amica dell'ambiente

Messaggio da Abeja G. » sab apr 02, 2022 7:49 pm

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Investiamo in canapa!!



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