USA : Iniziando coi Farmaci per Passare all'Eroina

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ThePharmacologist
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USA : Iniziando coi Farmaci per Passare all'Eroina

Messaggio da ThePharmacologist » sab lug 21, 2018 7:46 pm

(N.d.R:Da notare che in USA, la "droga di passaggio" secondo questa (il)logica è "la pillola che il dottore prescrive".
Prima si usano pillole\farmaci\medicine legali e legalmente prescritte e poi si passa all'eroina.
Questo per dire che la "teoria della droga di passaggio, non sta in piedi". sicccome ogni tanto, spunta qualcuno,
che dice: Uno prima fuma gli spinelli\canne\mariuana\ecc e poi passa alle cose piu forti.
Qua c'è gente che manco la vede la cannabis, partono da farmaci oppiacei antidolorifici e arrivano all'eroina.
E in Italia, esiste un "giro" di ossicodone sul mercato nero\strada e quindi esistono anche "medici compiacenti",
dalla prescrizione facile.)


USA: ALLARME OPPIOIDI
EPIDEMIA DA
DEINDUSTRIALIZZAZIONE
Giovanna Baer

Negli Stati Uniti la chiamano “opioid epidemic”, o più semplicemente opidemic, il New York Times la definisce
“the deadliest drug crisis in American history” e miete più vittime della guerra in Iraq, circa 115 persone
al giorno, così tante che nel 2017 il Department of Health and Human Services (l’equivalente del nostro
Ministero della Sanità e degli Affari sociali) l’ha dichiarata una emergenza di salute pubblica (1). Si
tratta dell’incremento esponenziale delle morti per overdose dovute all’abuso di oppioidi, consumati sia
sotto forma di farmaci antidolorifici, regolarmente prescritti o acquistati clandestinamente (oggi anche via
internet), sia come droga da strada. Lo scopo di queste molecole non è quello di curare una patologia ma
di bloccare il dolore, di qualunque tipo: post-operatorio o di natura neoplastica, dolori cronici, cefalee e
comune mal di schiena, ma da secoli funzionano anche da anestetico contro il dolore emotivo e psicologico
come quello causato dal lutto, dalle delusioni, dalla disperazione o dalla paura.

I numeri

I dati sono davvero impressionanti. Nel 2016 circa 11,5 milioni di cittadini americani dai dodici anni in su hanno
abusato di oppioidi legalmente prescritti, secondo la Substance Abuse and Mental Health Services Administration (2).
Durante il 2016, nello Utah, circa un terzo della popolazione si è visto prescrivere legalmente un oppioide, e nello stesso
anno in una decina di Stati il numero delle prescrizioni ha superato quello degli abitanti. Le ricette regolari, secondo la
società di ricerche di mercato IMS Health, erano 112 milioni nel 1992, ma nel 2012 hanno toccato la cifra record di
282 milioni. In seguito il dato ha iniziato a diminuire lentamente, per assestarsi a 236 milioni nel 2016. Più di due milioni
di americani hanno sviluppato una dipendenza o hanno abusato di medicinali prescritti dal medico e di droghe da strada.
Vi è stato un drammatico incremento dell’uso di oppioidi anche in gravidanza e la NAS (Neonatal Abstinence Syndrome,
sindrome neonatale da astinenza) dal 2000 al 2012 è aumentata del 500%: il feto, che ha sviluppato una dipendenza
dagli oppioidi contenuti nel sangue della madre, al momento del parto subisce una fortissima crisi di astinenza, spesso
tale da ucciderlo. Nel 2016, circa 948.000 persone (sempre dai dodici anni in su) hanno utilizzato eroina: quando si diventa
dipendenti dagli antidolorifici, in genere si passa all’eroina perché è più economica dei farmaci prescritti. Il National Institute
of Drug Abuse stima che la metà dei giovani che utilizza eroina per via intravenosa vi sia arrivata dopo aver abusato
di antidolorifici, e che 3 su 4 nuovi eroinomani abbiano iniziato il loro cammino sulla strada della dipendenza partendo
da farmaci legalmente prescritti (3). Nel 2016, delle 63.600 morti totali per overdose, il 66,4% era da imputarsi all’abuso
di oppioidi. I dati del CDC, Centers for Desease Control and Prevention (4), relativi alla mortalità, evidenziano che il numero
delle morti attribuite alla sola overdose di eroina è aumentato del 533% fra il 2002 e il 2016, passando da 2.089 a 13.219.
Oltre alle overdose, negli Usa sono tornati a salire i tassi di epatite C, HIV e altre malattie che proliferano con lo scambio
di aghi infetti. Fra il 2007 e il 2016, il farmaco più prescritto è stato l’idrocodone, commercializzato con il nome di Vicodin
(ricordate il Doctor House?): 6,2 miliardi di pillole vendute nel 2016. Il secondo oppioide in graduatoria è l’ossicodone
(Percocet), 5 miliardi di compresse (5). I medici dichiarano di sentirsi pressati perché prescrivano oppioidi piuttosto che i
normali antidolorifici da banco, o terapie alternative come la fisioterapia o l’agopuntura, da un lato perché i pazienti li
richiedono espressamente, dall’altro perché i trattamenti sono più costosi o meno accessibili. E come potrebbe essere
diversamente? Negli Usa non esiste un sistema sanitario pubblico. Si va dal medico perché si ha un terribile mal di schiena:
il dottore potrebbe correttamente voler accertare la causa, ma una radiografia costa dai 200 ai 1.000 dollari, una risonanza
magnetica parte da 3.500 dollari e la TAC raggiunge la cifra di 12.000 dollari. Se poi si volessero approfondire le possibili
soluzioni con una visita specialistica, si potrebbero spendere altri 4.000 dollari. Non prendiamo nemmeno in considerazione
l’eventualità di un intervento chi-rurgico (una banale appendicectomia costa dai 28.000 ai 65.000 dollari e oltre). I pazienti a
basso reddito o disoccupati, che non hanno il denaro per sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, a volte non possono
nemmeno permettersi il pronto soccorso (a partire da 100/150 dollari), figuriamoci la diagnostica per immagini. Invece,
una boccetta da 60 compresse di Vicodin (idrocodone) costa 14 dollari, una confezione da 120 di Percocet (ossicodone)
meno di 23 dollari, e il risultato è assicurato (6).

Oppioidi: l’oblio di ogni pena

L’oppio si ottiene da un bellissimo fiore, il Papaver somniferum, un papavero alto fino a 150 centimetri che cresce
naturalmente nei climi temperati in una moltitudine di colori, non ha bisogno di fertilizzanti, non attira particolari parassiti
ed è resistente quanto le erbacce. Alcuni oppioidi, come la morfina e la codeina, sono derivati naturali del papavero da
oppio, che viene oggi coltivato soprattutto in Asia, America Centrale e Sud America. L’eroina (un tempo considerata un
farmaco) è sintetizzata dalla morfina, mentre altre molecole, come l’idrocodone e l’ossicodone, sono oppioidi semisintetici,
prodotti in laboratorio ‘ritoccando’ chimicamente le molecole naturali. Il fentanyl e il metadone, infine, sono oppioidi
totalmente sintetici. Il primo è stato sviluppato in origine come anestetico chirurgico, ma viene anche utilizzato per alleviare
il dolore da tumore terminale: data la sua potenza (100 volte superiore alla morfina, 50 volte superiore all’eroina), anche
una piccola quantità può risultare fatale, e in effetti, il fentanyl prodotto e distribuito illegalmente è uno dei responsabili
principali delle recenti ondate di overdose (7). Il metadone è invece usato in medicina come analgesico nelle cure palliative,
e soprattutto per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti. Le più recenti indicazioni
dell’OMS (8) prescrivono per il dolore lieve-moderato i cosiddetti oppioidi minori (codeina e tramadolo), da soli o in
associazione con il paracetamolo, mentre per il dolore moderato-grave viene suggerita la somministrazione degli oppioidi
maggiori: morfina, metadone, ossicodone, idromorfone, fentanyl e brupenorfina. Anche se sono soggetti a prescrizione
medica, gli antidolorifici oppioidi vengono comunemente abusati, da un lato perché provocano rapidamente tolleranza
(l’efficacia del farmaco si riduce con l’assunzione ripetuta, per cui è necessaria una dose sempre più alta di principio attivo
per curare il dolore), dall’altro perché causano una fortissima dipendenza psico-fisica. Gli oppioidi infatti si legano alle aree
del cervello che controllano il dolore e le emozioni, causando un aumento dei livelli di dopamina nell’insieme delle strutture
cerebrali responsabili del sistema della ricompensa, dalle quali dipendono per esempio l’apprendimento, il piacere
e il desiderio. Ciò provoca un intenso effetto analgesico ed euforizzante, di ne fanno uso “non versano una lacrima per tutto
il giorno, nemmeno per la morte della madre o del padre, nemmeno se un fratello o un figlio vengono uccisi davanti ai
loro occhi” (Odissea, IV, 219-228). Documenti scritti dei Sumeri che risalgono al 4000 a.C. lo definiscono Hul Gil, pianta
della gioia: furono proprio i Sumeri a diffondere l’uso del papavero da oppio presso altri popoli, come gli Assiro-Babilonesi
e gli Egiziani. Ippocrate, il padre della medicina (460 a.C.), consigliava l’oppio contro numerosi mali, e nell’antica Roma,
Galeno (129 d.C) teneva così tanto all’oppio da affermare che sine opio medicina claudicat (senza l’oppio la medicina zoppica).
I monaci benedettini (anno 529) riportano le prime ricette a base di oppio per l’anestesia (Ypnoticum adiutorium) in preparazione
di interventi chirurgici e, in seguito, il suo uso venne ufficialmente approvato e consigliato prima dalla Scuola Salernitana,
e poi dalle Università. La tradizione attribuisce all’alchimista svizzero Paracelso (1500) l’invenzione del laudano, una tintura
a base di alcool e oppio che ebbe un enorme e duraturo successo in tutto l’Occidente (viene prodotta ancora oggi col nome
di ‘tintura di oppio’), anche se in realtà l’oppio venne aggiunto dai suoi discepoli nel secolo successivo e la sua formulazione
definitiva si deve al medico inglese Thomas Sydenham (1624-1689). La morfina è stata scoperta a Einbeck, in Germania,
da Friedrich Wilhelm Adam Serturner (1783-1841), ventunenne assistente di un farmacista. Con pochissimi strumenti e molta
curiosità, Serturner si era interessato alle proprietà mediche dell’oppio, molto usato dai dottori del XVIII secolo. In una serie di
esperimenti effettuati nel proprio tempo libero e pubblicati nel 1806, Serturner riuscì a isolare un composto alcaloide organico
dieci volte più potente dell’oppio lavorato. Battezzò la sostanza morfina dal nome di Morpheus, il dio greco dei sogni,
perché tendeva a provocare il sonno. Nel corso dello XIX secolo furono scoperte la codeina (Robiquet, 1832) e la papaverina
(Merck, 1848). Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, prima degli inizi del Novecento, la vendita di oppioidi era assolutamente
libera e l’uso quasi domestico. Morfina e laudano erano presenti in preparazioni vendute al pubblico come rimedio per tosse,
raffreddore, diarrea e mal di denti. Negli Usa esisteva addirittura uno sciroppo brevettato nel Maine nel 1849, il Mrs. Winslow’s
Soothing Syrup, contenente solfato di morfina, che venne venduto fino al 1930 per placare i dolori da dentazione dei neonati
e per calmare i bimbi insonni, anche se l’American Medical Association già nel 1911 lo aveva definito un baby killer.
Dal 1861 al 1965, durante la guerra civile americana, la morfina veniva comunemente usata come anestetico nei
campi di battaglia, e molti soldati divennero morfinomani durante il conflitto (9). L’eroina, derivata per acetilazione dalla morfina,
fu sintetizzata la prima volta nel 1874 dal ricercatore britannico C.R. Wright, ma la sperimentazione sugli animali non diede
risultati interessanti. Venne risintetizzata nel 1897 da Felix Hoffmann, un chimico tedesco che lavorava per la Bayer,
in un periodo in cui l’acetilazione era una tendenza diffusa per la ricerca di molecole più attive (Hoffmann realizzò
l’acetilazione dell’acido salicilico, ottenendo l’aspirina, undici giorni prima di sintetizzare l’eroina). L’intento era quello di
ottenere un farmaco più efficace della codeina nel sedare la tosse, la tubercolosi e le patologie respiratorie, e le effettive
proprietà sedative sul centro del respiro della molecola (le stesse che portano a morte nell’overdose) furono inizialmente
interpretate come i sintomi di una migliorata efficienza respiratoria. Si credeva che l’eroina fosse priva di effetti collaterali
(soprattutto che non desse né la dipendenza né l’assuefazione che rendevano pericolosa la morfina), e dal 1899 la Bayer
iniziò a commercializzarla senza alcuna restrizione. In breve tempo si iniziò a impiegarla nelle più disparate patologie
pneumologiche, ma anche neurologiche, ginecologiche, o come terapia analgesica, e l’eroina divenne velocemente
uno dei farmaci più venduti in assoluto. È vero che l’eroina ha un’azione ipnotica inferiore a quella della morfina e consente
dosaggi più bassi (perché è 50 volte più potente), ma provoca una dipendenza fortissima che si instaura rapidamente.
Nel 1905 la città di New York consumava circa due tonnellate di eroina all’anno. Nel 1914, il Congresso approvò L’Harrison
Narcotic Act, che imponeva la prescrizione medica per qualunque farmaco derivato dall’oppio. Gli importatori, i produttori e
i distributori di narcotici dovevano registrarsi al Dipartimento del Tesoro e pagare tasse sui farmaci. Nel 1924, l’Anti-Heroin
Act bandì dagli Stati Uniti la produzione e la vendita di eroina, e nel 1970 il Controlled Substances Act creò una
classificazione della pericolosità degli oppioidi sulla base delle loro capacità di provocare assuefazione e dipendenza:
l’eroina venne inserita nella Categoria 1 (la più pericolosa), mentre la morfina, il fentanyl, l’ossicodone e il metadone nella
Categoria 2. Il Vicodin (idrocodone) venne inizialmente incluso nella Categoria 3 e non venne riassegnato alla Categoria 2
fino all’ottobre del 2014. Storicamente, qualunque tentativo per bandire, distruggere o proibire gli oppioidi è stato vano.
Ciò ha molto a che fare con il tipo di esperienza che queste molecole sono in grado di assicurare, un argomento che di solito
si evita di affrontare per il timore di incoraggiarne l’uso. Gli alcaloidi dell’oppio alterano lo stato di coscienza in un modo
altamente specifico, che rende chi ne fa uso almeno temporaneamente felice, tanto felice da voler continuare, a dispetto
delle più tragiche conseguenze. Le migliori descrizioni degli effetti dell’oppio ci vengono dagli scrittori e dai poeti che lo hanno
adorato e odiato, e fra di essi vi sono molti esponenti del Romanticismo anglosassone, da Coleridge a Byron, da Shelley
a Keats. La prima e più efficace testimonianza di come gli oppioidi modifichino la percezione è quella contenuta
nel romanzo autobiografico Le confessioni di un mangiatore di oppio, pubblicate nel 1821 da Thomas De Quincey.
De Quincey descrive ciò che ha provato come “un abisso di piacere divino” capace di travolgere, “il segreto della felicità,
di cui i filosofi hanno discusso per tanti secoli”, tale da riconciliare “le speranze che fioriscono in vita con la pace della
tomba”. Gli fa eco, un secolo più tardi, lo scrittore francese Jean Cocteau: “L’oppio rimane unico e l’euforia che induce
è migliore della stessa salute. Ad esso devo le mie ore perfette”. Gli alcaloidi contenuti nell’oppio hanno questo effetto
perché colpiscono dei recettori presenti normalmente nel nostro cervello, chiamati recettori μ-oppioidi (MOR). Le sensazioni
che proviamo in esperienze come l’amore, l’amicizia o l’orgasmo vengono chimicamente replicate dai derivati del papavero
in modo rapido e intenso, enfatizzando ciò che si sperimenta in una vita sociale attiva e feconda. Dal momento che fanno
sparire in un attimo non solo il dolore fisico, ma anche quello esistenziale, queste molecole coinvolgono chi ne fa uso in
una relazione in cui la passione (per la droga) è più forte della paura (delle conseguenze). L’oppio rende liberi da tutte
le paure, compresa la paura della morte. Come osserva Cocteau, “qualunque cosa si ottenga nella vita, anche l’amore,
corre su un treno diretto verso la morte. Fumare oppio è come scendere dal treno in corsa”. Ma il lato oscuro del papavero
si rivela nei sintomi della dipendenza: craving incontrollabile, pensieri ossessivi sul reperimento e l’utilizzo di oppioidi,
mutamenti della personalità, problemi economici, scarse prestazioni lavorative o scolastiche, rifiuto delle responsabilità
familiari, isolamento sociale, rifiuto dell’igiene personale, abitudine al bere, ansia, sbalzi di umore, insonnia, cefalea,
amnesia, cambiamento delle abitudini alimentari, perdita di peso, nausea, tumefazione del volto, tremore delle mani.
Una lista infinita a cui, se si decide di rinunciare alla droga, si aggiungono anche i sintomi da astinenza: incubi da svegli,
crampi allo stomaco, febbre, forti dolori muscolari, ansia, vomito, dissenteria, e altro ancora. Si comincia col paradiso,
e si finisce all’inferno.

Origini dell’epidemia

Gli analisti fanno risalire l’origine della crisi attuale al 10 gennaio 1980, data in cui una lettera intitolata “Dipendenza rara
nei pazienti trattati con narcotici” venne pubblicato sul New England Journal of Medicine (10). Non si trattava di un vero
e proprio studio, e si limitava a riportare in cinque frasi (101 battute) l’incidenza della dipendenza in una popolazione
molto specifica di pazienti ospedalizzati, strettamente monitorati. Gli autori, Jane Porter e il Dr. Hershel Jick della Boston
University, riferivano che dei loro 11.000 pazienti trattati con narcotici, solo quattro avevano sviluppato una dipendenza
dai farmaci. Tuttavia la lettera, pubblicata sulla rivista di medicina più prestigiosa degli Usa, iniziò a essere citata
diffusamente per dimostrare che gli oppioidi erano una terapia sicura in caso di dolore cronico. Le compagnie
farmaceutiche rassicurarono la comunità medica che i pazienti non sarebbero diventati dipendenti dagli antidolorifici,
e quando nel 1995 Purdue Pharma lanciò l’OxyContin, una versione a lento rilascio dell’ossicodone, e lo pubblicizzò
aggressivamente come un farmaco sicuro (nel 2007 il governo federale metterà sotto accusa la Purdue Pharma per
pubblicità ingannevole nei confronti dei medici e dei consumatori; la società è stata ritenute colpevole di tutte le accuse
e ha dovuto pagare danni per 634,5 milioni di dollari), i tempi erano maturi per la svolta. Come ha dichiarato Bridget
G. Brennan, procuratore speciale di New York per l’emergenza narcotici, “l’epidemia non si è sviluppata finché non vi è
stato un grande surplus di oppioidi, cominciato con i farmaci antidolorifici”. I pazienti iniziarono a chiedere oppioidi sempre
più spesso, e i dottori a prescriverli, perché, come spiega Sam Quinones nel suo libro Dreamland (2015), tutto ciò capitava
in un momento in cui la classe medica veniva pressata per essere sempre più efficiente nella gestione delle terapie
(si dovevano ‘processare’ i pazienti più in fretta). Dal momento che diagnosticare la causa di un dolore è difficile e richiede
tempo (ed è anche costoso per il paziente, come abbiamo sopra sottolineato), la logica di ‘una ricetta e via’ iniziò a essere
quella vincente, e ogni strategia differente venne rapidamente abbandonata in favore delle nuove pillole magiche. Ma molti
dei risultati superlativi vantati dalle società farmaceutiche per le nuove molecole erano stati ottenuti su pazienti strettamente
monitorati, spesso ospedalizzati. Nessuno aveva voluto immaginare il potenziale di pericolosità di flaconi e flaconi di oppioidi
nelle mani di pazienti liberi di dosarli a proprio piacimento. A poco a poco i medici si sono accorti di aver creato un esercito
di tossicodipendenti, e sono corsi ai ripari tagliando le prescrizioni, che fra il 2010 e il 2015 sono diminuite del 18%. Tuttavia,
invece di migliorare la situazione, questa mossa se possibile l’ha peggiorata: lasciati senza oppioidi, in preda sia al dolore
sia ai terribili effetti dell’astinenza, gli addicted si sono riversati sul mercato nero delle pillole e sull’eroina da strada.
A sviluppare il commercio illegale dei farmaci ha contribuito il fatto che il governo federale ha iniziato a metà degli anni ’80
a sostituire le prestazioni sanitarie per i poveri con i cosiddetti disability benefits, che coprono i farmaci oppioidi. Un flacone
che costa 3 dollari a chi è assicurato con il Madicaid può valere anche 10.000 dollari per strada, e così innumerevoli
esponenti della middle class americana si sono trasformati in spacciatori. Uno studio ha mostrato che il 75% di chi è
dipendente da antidolorifici ha iniziato con farmaci che gli sono stati dati da un amico, da un familiare o da uno spacciatore.
Negli ultimi anni la crisi si è poi intensificata grazie a un afflusso di eroina a basso prezzo (oggi costa un terzo rispetto ai
primi anni ’90) e di oppioidi sintetici ancora più economici, tipicamente fentanyl, spacciati da cartelli della droga basati
all’estero (l’eroina proviene soprattutto dal Messico e il fentanyl dalla Cina). Il fentanyl è particolarmente letale: dal momento
che è cinquanta volte più potente della stessa eroina, è il preferito da chi ha sviluppato una forte dipendenza da oppioidi,
ma per la stessa ragione è praticamente impossibile da dosare. Dato che qualche cristallo in più è sufficiente per precipitare
in overdose (il fentanyl illegale viene spacciato sotto forma di cristalli, mentre quello legale in cerotti o lecca-lecca),
gli agenti di polizia lo hanno soprannominato manufactured death, cioè “morte prefabbricata” (11).

La risposta della politica

L’opidemic ha raggiunto una dimensione tale che, oltre a rappresentare un rischio per la salute pubblica, sta diventando
un problema anche per il bilancio e la sicurezza nazionale. Secondo il CDC, il costo economico dell’abuso di antidolorifici
oppioidi legalmente prescritti, che include il costo delle terapie mediche e farmacologiche, la perdita di produttività,
il trattamento della dipendenza e l’incremento dei costi per il sistema giudiziario, sarebbe pari a 78,5 miliardi di dollari l’anno,
una cifra che fa tremare i polsi dell’apparato sociosanitario statunitense. Quarantanove dei cinquanta Stati (all’appello manca
il Missouri che si sta attrezzando) hanno attuato dei programmi di monitoraggio delle prescrizioni farmacologiche, per
individuare i fenomeni di doctor shopping (gli addicted cercano di ottenere più ricette facendosi visitare da più medici).
Nel 2016 la legge denominata 21st Century Cures Act ha allocato 1 miliardo di dollari su due anni in fondi per la gestione
dell’emergenza, e nell’aprile del 2017 Tom Price, segretario dell’Health and Human Services, ha annunciato la distribuzione
della prima tranche di 485 milioni di dollari (12), ma basta confrontare le cifre per accorgersi che quella stanziata è solo
una goccia nel mare. Il 26 ottobre 2017 Trump ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nazionale, e il 9 febbraio
scorso sono stati stanziati 6 miliardi in fondi per la prevenzione della dipendenza e il rafforzamento delle forze di polizia
impegnate a combattere l’abuso di oppioidi (13). Anche la giustizia penale ha alzato la guardia, e nell’agosto 2017
l’Attorney General, Jeff Sessions, ha annunciato la messa a punto di una Opioid Fraud and Abuse Detection Unit, una unità
investigativa specializzata la cui mission è perseguire penalmente i responsabili di frodi sanitarie collegabili all’abuso di
oppioidi (14). Il Dipartimento di Giustizia intende anche nominare pubblici ministeri specializzati in questo tipo di reati,
che opereranno nell’ambito di un progetto pilota triennale che coinvolgerà dodici giurisdizioni nazionali.
Inoltre, le assemblee legislative degli Stati stanno introducendo protocolli per regolare le cosiddette pain
clinic (strutture specializzate nella gestione di pazienti con dolore cronico) e nuove guidelines per limitare la quantità di
oppioidi che un singolo medico può prescrivere (15), mentre L’HHS ha stilato un programma in cinque punti per prevenire
le dipendenze, migliorare i servizi di trattamento e ricovero, migliorare i target dei farmaci anti-overdose, ottenere informazioni
più precise e dettagliate sul fenomeno e incentivare la ricerca. Middle class bianca impoverita: opidemic da
deindustrializzazione Sebbene oggi l’abuso di oppioidi negli Usa mieta più vittime dell’epidemia di Aids al suo picco
(negli anni ’90), il problema non ha ancora fatto scattare nella popolazione turbamento e preoccupazione. “Per risolvere
la crisi potrebbe essere sufficiente applicare severe restrizioni alla possibilità dei medici di prescrivere gli oppioidi, ma da
un lato le potenti lobby farmaceutiche sono ostili alla sola idea, perché gli Usa sono la loro Terra Promessa (basti pensare
che secondo l’International Narcotics Control Board, nel 2015 gli americani hanno consumato circa il 99,7% della produzione
mondiale di idrocodone e più dell’80% di quella di ossicodone; Figura 2, pag. 30), dall’altro i sondaggi lasciano intendere
che i normali elettori americani vogliano poter accedere senza difficoltà ad antidolorifici economici ed efficaci” (16).
È quindi un argomento a rischio consenso da trattare in campagna elettorale. Sorprendentemente, tuttavia, uno dei pochi
politici americani ad aver fatto riferimento al problema negli ultimi anni è Donald Trump, e secondo alcuni esperti questo
lo ha aiutato ad acquisire il sostegno degli elettori nella rust-belt area, la zona in cui si concentrava un tempo la produzione
industriale americana e che oggi versa in una fase di profondo declino. La dipendenza da oppioidi, infatti, spesso si manifesta
ed è prevalente nelle comunità bianche povere: quelle lasciate indietro dalla globalizzazione e che hanno votato per Trump.
Come scrive Andrew Sullivan in un illuminante articolo pubblicato a febbraio sul New York Magazine, “di tutti i campanelli
d’allarme sociale che suonano nell’America contemporanea, questo [l’opidemic] è senza dubbio il più squillante” (17).
Ci sono molti modi per spiegare quello che sta accadendo, ma non si può non rilevare che “il più antico antidolorifico
conosciuto dall’umanità è diventato il modo in cui la democrazia liberale più evoluta placa i suoi tormenti”. Ed è significativo,
da questo punto di vista, che le droga che hanno conquistato gli Usa non siano gli eccitanti, ma i tranquillanti: quel che si
cerca non è una vita più intensa, ma un riparo. L’oppio seduce con la serenità della solitudine, con il riposo del sonno.
“Come l’LSD aiuta a spiegare gli anni ’60, la cocaina gli anni ’80 e il crack gli anni ’90, così l’oppio definisce una
nuova era. [...] La dimensione e la tragicità di questo fenomeno è il segno di una civiltà nella crisi peggiore della sua esistenza,
di una nazione travolta dal mondo post-industriale che cambia alla velocità della luce, di una cultura che ha voglia di arrendersi,
rapita dal fascino del ritirarsi nell’incoscienza. L’America, che ha inventato lo stile di vita moderno, sta oggi cercando di sfuggirvi”.
L’epidemia di tossicodipendenze da oppiacei del 1860-80 negli Usa (probabilmente più vasta, anche se molto meno intensa di
quella odierna, dato il tipo di farmaci disponibili), costituiva la risposta al dramma della guerra civile, alla trasformazione del
territorio causata dall’industrializzazione, ai grandi cambiamenti sociali che generavano un acuto stress emotivo. Questo
fenomeno era presente anche nella classe lavoratrice inglese all’inizio del 1800: un piccolo esercito di esseri umani si era
spostato dalle campagne – dove l’ambiente era familiare, l’ordine sociale conosciuto, le tradizioni rispettate – alle città
industrializzate. Lo stress psicologico cui erano sottoposti diede all’oppio un fascino che nemmeno l’alcool riusciva a
eguagliare: alcuni storici stimano che il 10% del reddito familiare nell’Inghilterra della rivoluzione industriale venisse speso
in oppio. Allo stesso modo, nel 1870, l’oppio era più diffuso negli Usa di quanto non lo sarebbe stato il tabacco cento anni
dopo. “Si è tentati di domandarsi – scrive Sullivan – se in futuro la crisi che stiamo vivendo non sarà spiegata come il
tentativo di sfuggire dallo stesso tipo di trauma, ma provocato da cause opposte”. In altri termini, se l’industrializzazione
ha provocato un’epidemia da oppio, la deindustrializzazione sta alimentando un meccanismo dello stesso tipo.
Ed effettivamente la opidemic non ha preso piede ovunque con la stessa intensità, e certamente non fra i cittadini impegnati,
multietnici, ad alto reddito che abitano le grandi città delle due coste. Il papavero ha invece trovato dimora nelle comunità
che costituiscono il cuore dell’America, nelle piccole città e nei villaggi costituiti intorno a una fabbrica o a una miniera,
la cui vita civica si esauriva col lavoro. A differenza dell’Europa, dove città e villaggi esistevano ben prima della rivoluzione
industriale, l’America non ha una storia pre-industriale, dal momento che le società dei nativi sono state cancellate.
La distruzione della spina dorsale industriale americana, dovuta agli effetti della globalizzazione in un Paese dove le
forze di mercato operano con pochissime restrizioni, ha provocato pertanto una sofferenza non solo economica,
ma anche culturale e perfino spirituale. La demografia dell’opidemic parla chiaro (18): l’ampia maggioranza delle overdose
da oppioidi (80%) riguarda cittadini bianchi non ispanici, mentre i cittadini ispanici e i neri contano ciascuno per il 10%.
Le overdose sono aumentate del 30% fra luglio 2016 e settembre 2017 in quarantacinque su cinquanta Stati, ma nel
Midwest sono cresciute del 70% (Figura 3, pag. 33). Secondo gli economisti Anne Case e Angus Deaton della Princeton
University (quest’ultimo ha ricevuto il premio Nobel per l’economia nel 2015), la crescita delle “morti per disperazione”
in particolare fra gli americani bianchi senza diplomi universitari, è innanzitutto il risultato della stagnazione dei salari
negli ultimi quarant’anni e della diminuzione dei posti di lavoro disponibili (19). Una delle immagini più vivide che hanno
gli americani delle tossicodipendenze, racconta Sullivan, è quella di un topo in una gabbia, che preme il dispenser di
acqua a cui è stata aggiunta morfina ancora e ancora, fino a morirne. Diversi anni più tardi, come riporta Johann Hari nel
suo libro Chasing the scream (2015), l’esperimento è stato replicato, ma questa volta con un gruppo di controllo.
In una gabbia vi era il famoso topo con l’erogatore di morfina, come nell’esperimento originale. In un’altra gabbia, invece,
vi era il topo, il dispenser di morfina, e ruote per correre, palline colorate per divertirsi, molto cibo da mangiare e altri roditori
per giocare o accoppiarsi: una specie di parco dei divertimenti, insomma. I risultati sono stati, è il caso di dirlo,
stupefacenti: i topi nel parco-giochi hanno consumato solo un quinto della morfina rispetto al topo solo nella gabbia.
Si è così scoperto che una delle determinanti della tossicodipendenza è l’ambiente: in altri termini, se si privano
gli individui degli stimoli di una comunità e di tutta l’ossitocina che una sana vita sociale genera (l’ossitocina è un ormone
che funziona da neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale, grazie al quale proviamo piacere nell’attività sessuale
e nelle relazioni interpersonali) i paradisi artificiali diventano molto più affascinanti. L’America post-industriale, dice Sullivan,
è un parco giochi che si sta trasformando in una gabbia. La deindustrializzazione e la rivoluzione tecnologica hanno
modificato la realtà economica e culturale, ancora più intensamente per coloro che non hanno avuto accesso a
un’istruzione universitaria. E l’immigrazione di massa, per molti cittadini bianchi, ha aumentato la sensazione di abbandono
culturale. Sono passati quarant’anni da quando il professore di Harvard Daniel Bell ha pubblicato The Cultural Contradictions
of Capitalism, ma la sua visione è stata profetica: le forze di mercato, competitive, individualistiche, edonistiche, hanno finito
col minare i fondamenti della stabilità sociale indebolendo i legami garantiti dalla tradizione, dalla religione e dall’associazionismo
(paradossalmente i valori strutturali del capitalismo protestante).Il progetto americano ha sempre avuto un punto debole nella
mancanza di un significato collettivo, ma per lungo tempo una eccezionale etica del lavoro, una pletora di legami civici ed etnici,
e un’infinità di opzioni religiose facevano in modo che ognuno potesse facilmente scegliere uno scopo o uno dei significati
della vita disponibili. Alexis de Tocqueville considerava questa la chiave del successo della democrazia americana, ma
temeva non potesse durare. E così è stato. Negli ultimi decenni i legami tradizionali che garantivano una soddisfacente
vita collettiva sono stati sostituiti da distrazioni a basso costo.

1) Cfr. sito U.S. Department of Health and Human Services, https://www.hhs.gov/opioids/about-the-epidemic/
2) Cfr. Report Key Substance Use and Mental Health Indicators in the United States: Results from the 2016
National Survey on Drug Use and Health, settembre 2017
3) Cfr. Dr. Sanjay Gupta, Unintended consequences: Why
painkiller addicts turn to heroin, CNN, 2 giugno 2016
4) Cfr. Understanding the Epidemic, 30 agosto 2017
5) Tutti i dati sono disponibili sul sito della Dea, Report 2017
National Drug Threat Assessment, ottobre 2017
6) È possibile confrontare i prezzi dei vari oppiacei su https://www.goodrx.com
7) Cfr. America’s opioid epidemic, CNN, marzo 2018
8) Ginevra 1996, disponibili per esempio su
http://www.ulss12.ve.it/docs/file/pubbl ... DOLORE.pdf
9) Opioid Crisis Fast Facts, CNN, 2 marzo
2018
10) Cfr. Nadia Kounang, One short letter’s huge impact on the
opioid epidemic, CNN, 2 giugno 2017
11) Brian MacQuarrie, N.E. fentanyl deaths ‘like no other epidemic’, Boston Globe, 27 luglio 2017
12) Cfr. comunicato stampa Trump Administration awards grants to states to combat opioid crisis, U.S. Department
of Health and Human Services, 19 aprile 2017
13) Cfr. Eli Watkins, Conway touts new funding targeting opioid crisis, CNN, 11 febbraio 2018
14) Cfr. U.S. Department of Justice, Attorney General Sessions
Announces Opioid Fraud and Abuse Detection Unit, 2 agosto
2017
15) Cfr. National Conference of State Legislatures, 31 gennaio
2018 http://www.ncsl.org/blog/2017/01/31/pre ... tions.aspx
16) Gillian Tett, The drugs that kill more than pain, Financial Times, 4 marzo 2017
17) Andrew Sullivan, The Poison We Pick, New York Magazine, 20 febbraio 2018
18) Cfr. Opioid Overdose Crisis, National institute on drug
abuse, marzo 2018
19) Cfr. Anne Case e Angus Deaton, The media gets the opioid
crisis wrong. Here is the truth, The Washington Post, 12 settembre
2017


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Cirius
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da Cirius » sab lug 21, 2018 8:14 pm

È logico, in usa prescrivono oppiodi per ogni cazzatina, ci manca solo che li vendono in farmacia senza ricetta, si possono trovare benissimo dei sostituti migliori se solo ci sarebbe ricerca, ah no ma Trump è impegnato a costruire il muro.. oltretutto è ironico il fatto che l’America era quella che approvò il proibizionismo.

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ThePharmacologist
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da ThePharmacologist » sab lug 21, 2018 8:58 pm

Cirius ha scritto:
sab lug 21, 2018 8:14 pm
È logico, in usa prescrivono oppiodi per ogni cazzatina, ci manca solo che li vendono in farmacia senza ricetta, si possono trovare benissimo dei sostituti migliori se solo ci sarebbe ricerca, ah no ma Trump è impegnato a costruire il muro.. oltretutto è ironico il fatto che l’America era quella che approvò il proibizionismo.
ehm.. trump è colui che ha cercato di darci un "taglio alla situazione".
Guarda o ho postato perche un gran articolo, anche molto recente (2018).
Sta scritto che Trump è stato l'unico che ha cercato di prendere qualche provvedimento.
Nel testo:
"Il 26 ottobre 2017 Trump ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria nazionale, e il 9 febbraio
scorso sono stati stanziati 6 miliardi in fondi per la prevenzione della dipendenza e il rafforzamento delle forze di polizia
impegnate a combattere l’abuso di oppioidi (13)"

Pharma.

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Cirius
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da Cirius » sab lug 21, 2018 9:21 pm

Ah come non detto, non me l’aspettavo da Trump veramente, leggerò l’articolo, grazie Pharma.

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CloneXY
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da CloneXY » sab lug 21, 2018 11:36 pm

Mi pare che Trump abbia avuto un fratello con problemi di oppiacei, dovrebbe essere sensibile all'argomento per questo.
Negli USA la situazione sta davvero degenerando, non solo con gli oppiacei, ma anche con i farmaci pet l'adhd. La capitalizzazione della sanità e la questione dei brevetti sui farmaci oltre ad essere immorale è pericolosa

https://www.liveleak.com/view?t=uRtWj_1532029327

https://qz.com/1198965/the-surprising-g ... the-world/
λάϑε βιώσας
https://t.me/DrogaNews

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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da ThePharmacologist » dom lug 22, 2018 9:41 am

CloneXY ha scritto:
sab lug 21, 2018 11:36 pm
Mi pare che Trump abbia avuto un fratello con problemi di oppiacei, dovrebbe essere sensibile all'argomento per questo.
Negli USA la situazione sta davvero degenerando, non solo con gli oppiacei, ma anche con i farmaci pet l'adhd. La capitalizzazione della sanità e la questione dei brevetti sui farmaci oltre ad essere immorale è pericolosa

https://www.liveleak.com/view?t=uRtWj_1532029327

https://qz.com/1198965/the-surprising-g ... the-world/
A me sembra che in USA, (o occhio, spanna e intuito) ti prescrivano oppiocei, ossicodone, etc, anche per "banali mal di testa?"
Uno va dal medico USA, dice: "mi fa male il ginocchio\testa\schiena\spalla\ecc" ed esce con la scatola di ossicodone?

A quanto leggo nel secondo articolo, dovrebbe essere proprio cosi.
Una persona ogni 20, esce dal medico con la scatola di oppiacei in USA, in giappone una ogni 800.
PEnso lo prescrivono per qualsiasi dolore in USA. Hai mal di stomaco\denti\schiena? Beccati l'ossicodone che ti passa tutto. :pidu:

Dolori per cui basterebbe un aspririna, in america ti psescrivono "antidolorifici da malato terminale di cancro". (Ossicodone è efficace contro dolori da "malato terminale cancro" quindi potete immaginare contro che "dolori pazzeschi" funziona)
Usarlo per mal di testa... e\o doleretto alla schiena.. mi sembra follia.

Pharma

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Mishima
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da Mishima » dom lug 22, 2018 11:45 pm

Vai a vederti su youtube i video dei ragazzi che si riprendono dopo l'anestesia del dentista :asd:
Per capire che bombe di farmaci sono abituati ad elargire con facilità in USA.

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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da CloneXY » lun lug 23, 2018 6:45 pm

Tutto più grosso negli usa, le bibite, i panni, le persone, i farmaci...
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Re: USA:Iniziando con farmaci per passare all'eroina

Messaggio da ThePharmacologist » dom ago 12, 2018 2:23 pm

CloneXY ha scritto:
lun lug 23, 2018 6:45 pm
Tutto più grosso negli usa, le bibite, i panni, le persone, i farmaci...
in USA? mi sono imbattuto per caso, su you tube nei video della polizia USA. (da aver paura in america della polizia)
Prima ti sparano, poi ti chiedono i documenti, e siccome sei sul terreno rantolante e non "esegui gli ordini" ti sparano di nuovo.

Giusto per farla piu grossa, anche con la polizia, in USA fanno più di mille morti all'anno.
700 morti in sei mesi. La droga? No! la polizia!

Ogniqualvolta che mi interesso di "USA e societa" per qualsiasi aspetto, dal medico di base che ti imbottice di oppiacei alla leggera, alle forze dell'ordine con licenza di uccidere, la poliza usa ti condanna a morte sul posto. resto sempre scioccato.
Questo è significativo del "modus operandi" Polizia USA. :roll:


Poi sempre per l'argomento "usa & societa" fanno le fiere delle armi (tipo mercatino di piazza) con fucili d'assalto di guerra, ecc.
Sembra molto una societa "money & GUN". Soldi e spariamo.

Difatti hanno situazioni "folli" pure su farmaci, medici, ospedali, criminalita, ecc, ecc... è tutto immensamente più grande,
compresi i problemi. :asd:
Hai perfettamente ragione. Però nel passato è stata spesso, l'america, anticipatrice delle direzione e\o di come sarebbero andate le cose qua in europa. Non sempre, non in tutto (le armi) però su tante alre cose, spesso è andata cosi.

pharma

P.s:io sono rimasto scioccato, dalla polizia!!! Ci sono miliardi di video, di gente disarmata, oppure con un coltello, che si becca dale 3 alle 12 pallottole in meno di 5 minuti. Robe che se la polizia in italia fa cose simili, li mettono in carcere.
OK! magari situazioni da resistenza pubblico ufficiale, persona in escandescenza ma ucciderlo mi sembra eccessivo. :shock:

P.p.s:QUesto per dare una visione della societa americana, farmaci, cibo, polizia, armi, ecc.

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Re: USA : Iniziando coi Farmaci per Passare all'Eroina

Messaggio da Sonoio » dom ago 12, 2018 2:35 pm

ThePharmacologist ha scritto:
dom ago 12, 2018 2:23 pm
Robe che se la polizia in italia fa cose simili, li mettono in carcere.
In Italia (e in tutto il mondo civilizzato) i poliziotti sono allenati a sparare (se mai) per fermare un individuo. In USA invece sono allenati a sparare per uccidere.
Insano, ma così è la realtà.
Saluti
Sheriff John Brown always hated me; for what I don't know; anytime I plant a seed, he said kill it before it grows; I shot the sherriff ... - Bob Marley
Tutto quello che vi racconto è già passato da almeno dieci anni.

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Re: USA : Iniziando coi Farmaci per Passare all'Eroina

Messaggio da ThePharmacologist » dom ago 12, 2018 2:53 pm

Sonoio ha scritto:
dom ago 12, 2018 2:35 pm
ThePharmacologist ha scritto:
dom ago 12, 2018 2:23 pm
Robe che se la polizia in italia fa cose simili, li mettono in carcere.
In Italia (e in tutto il mondo civilizzato) i poliziotti sono allenati a sparare (se mai) per fermare un individuo. In USA invece sono allenati a sparare per uccidere.
Insano, ma così è la realtà.
Saluti
Ho visto. Non Sparano in aria, non sparano alle gomme di chi scappa, mirano dentro l'abitacolo al corpo e\o testa. Non sparano sulle gambe, sparano sul busto, per uccidere. (polmoni, intestino, fegato, cuore, stomaco) tutti organi vitali.
Diro, il tutto è partito da un documentario che ho guardato "Rodney King"
https://it.wikipedia.org/wiki/Rodney_King
e la rivolta di los angeles:
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Los_Angeles

Allora per curiosita, ho cercato video su you tube, per farmi un idea... :shock: :shock: :shock:
e sono rimasto così > :shock: :shock: :shock:

E' un problema molto discusso e "sentito" quello della polizia e dei loro interventi in USA.

Pharma

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