Riflessi alchemici: i veleni

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era
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Riflessi alchemici: i veleni

Messaggio da era » dom dic 06, 2020 9:29 am

Poco tempo fà su discord è stato menzionato l'utilizzo dei veleni per raggiungere stati di coscienza particolari e quale possibile aiuto contro i mali che ci assillano.
Dalle discussioni traspariva che i veleni verrebbero ricercati tra i vegetali, però come veleno potremmo comprendere qualsiasi prodotto chimico che 'utilizzato' in dosi notevolmente piccole potrebbe donare benessere.

Il loro utilizzo richiede moltissime precauzioni e spesso potrebbero essere piuttosto sconsigliati che consigliati.

Un veleno minerale che si presta ad un utilizzo più filosofico che basato sulle conoscenze che abbiamo oggi è lo zolfo.

Materia prima per gli alchimisti che desidererebbero mettere il naso nell'infinito labirinto del sapere.

A @FrecciaNelGinocchio ho provato a proporre la variante della 'vergine' Maria vista invece come Maria l'alchimista, una figura ben conosciuta nel passato dalla quale prende il nome il bagnomaria.
Sarebbe stata una dei pochi alchimisti capaci di ottenere lo zolfo bianco.

Cito due detti attribuiti a questa alchimista, tratti dalla pagina su wikipedia:
Diversi aforismi ermetici dell'alchimia sono stati attribuiti a Maria Profetessa. Si dice che abbia parlato dell'unione degli opposti:

«unisci il maschile e il femminile e troverai quello che si cerca»

Il motto successivo è chiamato assioma di Maria:

«"L'Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo il Quarto compie l'Unità"»
(Psicologia e Alchimia - Carl Gustav Jung - edizione Bollati Boringhieri - pag. 27)

Annusare lo zolfo vuol dire annusare qualcosa di velenoso e quindi l'utilizzo del veleno in questo caso si limiterebbe alle caratteristiche olfattive.
Avere in mano un pezzo di zolfo è una cosa, lavorarlo porta invece ad avere un contatto più diretto con l'elemento.

In tre brevi passi (vedere citazione 'l'uno diventa due ecc.') si può ottenere quello che potrebbe essere detto lo zolfo dei filosofi.

FASE DEL NERO - CATTURA DEL DRAGONE:
Il comunisssimo zolfo che si può comprare in agraria puro al 99+% viene scaldato in un crogiolo. Durante l'innalzamento della temperatura gli atomi daranno colori e forme diverese alla struttura che andrà a crearsi (vedere zolfo alfa, beta, mù) e se lavorato con criterio, si arriverà all'accensione spontanea per eccesso di calore o fiamma.
Si sarà quindi costretti a sentire l'odore del veleno che si sprigiona sotto forma di anidride solforosa.
Perciò questa è anche detta la fase della putrefazionee per impedire che la putrefazione proceda occorre appellarsi all'ingegno.
Versando lo zolfo 'acceso' in un contenitore d'acqua, questo apparirà come un filo di fuoco che entrando nell'acqua verrà raffreddato velocemente facendo mantenere alla massa una determinata plasticità/gommosità.
Il filo di fuoco viene visto come la coda di un drago, perciò cattura del dragone. Una volta ripreso dall'acqua, lo zolfo ancora elastico se appallottolato prende la forma di un cervello.
https://commons.wikimedia.org/wiki/Cate ... ground.jpg
Nel dipinto, lo zolfo e l'argento vivo (l'acqua) "catturano" il fuoco (il dragone).


FASE DEL BIANCO - IL LEONE:
Il leone rosso e il leone verde, simboli di ressurrezione e morte (quindi comunque di trapasso) rappresenterebbero il mezzo per chiarificare lo zolfo, per allontanare da esso i residui della putrefazione e anche della fase precedente (se lo abbiamo comprato qualcuno deve avelo estratto/lavorato affinchè arrivasse nelle nostre mani).
L'identificazione del leone però sembra essere decisamente difficile, anche se gli alchimisti si sono presi cura di fornire tutti i dettagli di questa strana figura.
Senza indugiare troppo si può dedurre che in tempi antichi si otteneva l'acido nitrico da nitrati lavorati in contenitori di rame e quindi il leone verde sarebbe l'acido nitrico diluito in acqua (verde perchè portava dietro a sè traccie di rame) e il leone rosso sarebbero i vapori di diossido di azoto.
Mettere lo zolfo in una soluzione di acido nitrico porta alla chiarificazione della massa fino all'ottenimento dello zolfo bianco.
Se si fà ciò di persona, oltre ad annusare vapori dello zolfo, si sente anche l'odore dell'acido nitrico.
https://commons.wikimedia.org/wiki/Cate ... V2.182.jpg



FASE DEL ROSSO - FASE AUREA
Per questa fase non c'è molto da scrivere, l'alchimia divide il vero dal falso, perciò la domanda potrebbe essere:
dopo aver annusato qualche veleno minerale e dopo aver osservato le trasformazioni della materia si riuscirebbe a definire se gli atomi sono entità oppure dei pezzettini inanimati? = "per mezzo del terzo il quarto compie l'unità"...


Estraendo veleni o altro, si potrebbe vedere tale operazione come un procedimento affine a qualsiasi estrazione (es. dmt dalle piante), basta comprendere quella sottile differenza tra materia viva e materia morta.
Non ho tempo.


Resh
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Re: Riflessi alchemici: i veleni

Messaggio da Resh » lun gen 25, 2021 12:48 pm

Io dell'alchimia, di solito, studio solo l'aspetto simbolico.
L'aspetto invece direttamente collegato alla materialità, che ha evidentemente a che fare con la chimica, non l'ho mai considerato. Sicuramente è interessante.

Ma ho perso il senso: quindi lo zolfo nell'acido nitrico crea dei vapori che farebbero...cosa?
Non mi è chiaro :)

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era
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Re: Riflessi alchemici: i veleni

Messaggio da era » lun gen 25, 2021 9:39 pm

Resh ha scritto:
lun gen 25, 2021 12:48 pm
Ma ho perso il senso: quindi lo zolfo nell'acido nitrico crea dei vapori che farebbero...cosa?
Non mi è chiaro :)
Il concetto sarebbe l'olfatto, il risveglio di una capacità ormai poco utilizzata.
Lo zolfo nel nitrico non è che donerebbe particolari vapori, ma annusando i due si 'attiverebbe' una forma di 'chiave olfattiva' da accompagnare alla 'conoscenza' degli elementi costituenti questi due prodotti, un atomo e ina molecola...
Non ho tempo.

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