una maratona psichedelica//venuto al mondo

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lisergica_mente
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una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da lisergica_mente » dom nov 27, 2016 11:06 am

====== una maratona psichedelica//venuto al mondo ======

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^Autore | lisergica_mente |
^Sostanza assunta |[[:molecole:lsd|LSD]] |
^Via di somministrazione |orale |
^Quantità | 200mcg |
^[[Link al topic|QUI IL LINK AL TOPIC]] ^^

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~~NOTOC~~






ottobre è stato un periodo decisamente significativo per la mia esistenza come essere umano: sono passato da uno stato di profonda confusione riguardo ai miei sentimenti nei confronti degli altri, ma anche di me stesso a uno stato di pura quiete e chiarezza, uno stato di equilibrio e armonia totale.

in questo ha contribuito in maniera esemplare un’esperienza lisergica vissuta con il mio compagno di avventure nella notte tra il 15 e il 16 ottobre.

dopo aver provato la magia dell’acido lisergico una sola volta la settimana prima in un dosaggio di 100mcg, eravamo irresistibilmente curiosi, anche stuzzicati dalle letture di hoffmann e huxley, verso la sperimentazione di un dosaggio “strong”; devo ammettere che nonostante la crescente attesa, una volta giunti sul luogo dell’evento che avevamo scelto come setting, i dubbi crescevano in maniera prepotente in noi, intimoriti da ciò che non conoscevamo e dal non poter prevedere cosa sarebbe successo nella nostra psiche.
ad alimentare questa insicurezza contribuiva sicuramente la scelta di partecipare per la prima volta ad un party psytrance-goa, un mondo decisamente sconosciuto, avvolto per noi nel mistero, un mondo che ci affascinava, quanto impauriva. questo probabilmente perchè fuori dal locale le persone sembravano molto diverse da noi, sembrava essere tutto un po’ troppo “decadente” rispetto a quanto eravamo abituati.
tutto questo si è rivelato poi essenziale nel processo di apprendimento che ha segnato tutta la mia esperienza.

decidiamo di aspettare alcuni amici della mia natia patria, che per l’occasione avevano deciso di scendere a bologna, prima di assumere la sostanza ed entrare nel locale. assumiamo quindi 200mcg verso le 23.30; poco dopo sarebbero arrivati i miei amici.
aspettiamo di sentire i primi effetti fuori dal locale, un posto a noi familiare. in questo lasso di tempo incontriamo due giovani baldanzosi della mia natia patria che conosco da molto tempo. il loro incontro è particolarmente suggestivo, considerando che hanno un approccio agli stupefacenti decisamente meno fine e introspettivo rispetto al nostro, cosa che ha destato alcune riflessioni e qualche risata tra me e il mio compare.
passata un’oretta sentiamo i primi effetti classici: brividi lungo la spina dorsale corrono calorosamente fino alla base del cranio, lieve euforia accompagnata da un blando giramento di testa. non tardano ad arrivare i primi effetti ottici.
non siamo ancora entrati nel locale, perchè uno dei ragazzi citati prima ci ha avvisato che una volta entrati non era possibile uscire fino alle 2: questa notizia ci ha a dir poco intimoriti. non sapendo cosa ci aspettasse dentro di preciso e considerato il target fuori dal locale eravamo decisamente spaventati: niente di meglio, ora mi sembra così assurdo basarsi sulle apparenze, anche grazie a questo esempio.
una volta entrati, infatti, credevamo di essere in un’oasi speciale nemmeno situata su questo pianeta. come se fossimo entrati in una dimensione parallela.
il locale era decisamente molto piccolo, ma il clima che si respirava era surreale.
si potevano quasi accarezzare la pace e l’armonia che scorrevano tra le persone.
i muri erano tappezzati di decorazioni psichedeliche dai colori sgargianti e fluorescenti.
la musica era decisamente avvolgente, capace di imprigionare la mia attenzione in maniera irreversibile: lì dentro il tempo è volato, neanche me ne sono accorto ed erano passate due ore. il mio socio un paio di volte mi ha comunicato la sua incredulità, sono decisamente convinto che l’acido abbia agito in noi in maniera completamente differente. in effetti in tutto il tempo trascorso a ballare non ho percepito nulla di “diverso”, ero in equilibrio con l’acido e, forse aiutato dai frattali sui muri e dai suoni psichedelici, non mi sembrava per nulla la mia prima esperienza ad un evento del genere per di più con un dosaggio del genere, era tutto molto naturale.
dopo un paio di richieste da parte del mio socio decido di accompagnarlo fuori a prendere una boccata d’aria; lui si sentiva in difficoltà dentro, mi racconta di come le sue percezioni fossero incredibilmente alterate, mi descrive uno stato di confusione incredibilmente profondo, in cui non capiva perchè fossimo lì e cosa stessimo facendo, era semplicemente fuso con i suoni e le luci in una magica sinestesia.
una volta uscito sono rimasto a dir poco sbalordito. la realtà che credevo di trovare fuori dall’angusto corridoio era completamente stravolta: nulla era fermo, tutto ondeggiava armoniosamente e in simbiosi, gli alberi, le nuvole buie, le reti dei cancelli mi confondevano profondamente coi loro sinuosi movimenti. in quel momento ho percepito davvero l’effetto che mi aspettavo dall’acido, ma non capivo come fosse possibile che l’ambiente attorno a me potesse modificare cosi tanto le mie percezioni. com’era possibile che lì dentro mi sentissi quasi “sobrio” e un secondo dopo, solamente mettendo il naso all’aria aperta, venissi catapultato in una realtà talmente stravolta? è un quesito che tutt’ora, a volte, mi torna in mente.
dopo qualche minuto di pausa, qualche tiro di un ottimo joint e una passeggiata decidiamo di tornare a ballare. passato un po’ di tempo inizia quella che credo si possa considerare la svolta dell’esperienza.
inizio a vedere sotto di me il pavimento in continuo movimento, quasi come fosse diventato liquido. ogni qualvolta provassi a chiudere gli occhi ero investito da fasci di luce accecanti. guardandomi intorno, i volti delle persone stavano sciogliendosi e colando, sbiaditi. non riuscivo più a percepire la musica come prima, era diventata un sottofondo intangibile, quasi assente. in quel momento ho provato a spostarmi sul fondo della stanza e sedermi, ma, invece che migliorare, la situazione stava peggiorando. oramai non riconoscevo più neanche un volto, ma solo strane forme liquefatte e le pareti stavano iniziando ad accartocciarsi.
non so descrivere che emozioni suscitassero in me queste visioni estreme, ma posso affermare con certezza che non mi spaventavano, nè mi mettevano alcun tipo di ansia. tuttavia non mi sentivo più a mio agio in quel posto e del tutto naturalmente mi è balzata in testa una sorta di intuizione che mi suggeriva di uscire per andare ad esplorare il mondo esterno. una sorta di vocazione, una sorta di consiglio da parte dell’acido, che aveva già previsto la mia catarsi spirituale e desiderava guidarmi nel viaggio?
il mio socio senza alcun dubbio decide di seguirmi, decidiamo di andare a prendere il suo cane e farci una passeggiata; passeggiata che si rivelerà essere una vera e propria maratona psichedelica.
la nostra meta stabiliamo essere piazza maggiore. abbiamo deciso di andare a consumare un buon joint lì: l’idea ci appariva estremamente suggestiva ed era nata senza nemmeno pensarci, intuita, come la decisione di smettere di ballare.
durante tutto il tragitto, già percorso decine di volte nella mia vita, rimango continuamente colpito dalla magnificenza di ogni cosa: la luce dei lampioni mi riesce a scaldare. in un battibaleno siamo a porta san donato, di lì in poi lo stupore ha raggiunto livelli per me impensabili.
sono circa le sei del mattino e via zamboni è deserta. non c’è traccia di persona alcuna, ma c’è decisamente traccia del passaggio di una mandria di persone incredibilmente maleducate. il ciottolato è ricoperto di vetri e cartacce, bottiglie di birra vuote ai margini della strana e sotto i portici un aspro odore di urina accentuato dai miei “super-sensi” lisergici.
a mano a mano che ci avviciniamo verso piazza verdi iniziamo a sentire delle voci, lì infatti girano ancora con fare indiscutibilmente losco i classici spaccini della zona. due o tre ci chiedono insistentemente se vogliamo della cocaina. vorrei riuscire a fargli capire che non c’è nient’altro che vorrei in quel momento se non vivere.
vivere nella definizione più astratta del termine.
naturalmente non ci provo nemmeno e proseguiamo dritti verso la nostra meta, non senza paranoie per le zampe del povero belga, vista la quantità esagerata di vetri sparpagliati a terra.
superata piazza verdi, nel risalire via zamboni inizio a percepire un familiare odore di pulito. ero incredulo, non potevo credere che lì, all’aperto, nel centro di bologna, ci potesse essere un odore così simile a quello del bagno di casa durante le ossessive pulizie della mater!
più mi avvicinavo e più l’odore si faceva insistente fino a quando non ho intravisto i primi omini addetti alla pulizia. “la tirano a nuovo questa città la notte!” esclamo al mio socio.
è una sensazione stupenda, un sorriso mi si stampa in volto e i miei occhi non credono a quello che vedono, ma è reale.
gli omini sono estremamente laboriosi ed organizzati, aiutati da qualche veicolo di quelli appositi che spesso si incontrano per le strade. mi sembra assurdo ma allo stesso tempo così affascinante.
in piazza maggiore c’è la massima concentrazione di addetti alle pulizie, una coppia seduta sui gradini davanti alla chiesa che aspetta l’alba e una macchina di militari nullafacenti.
i miei pensieri principali appena giunto sono: 1) perchè non mi è mai venuto in mente di venire qui a quest’ora ad ammirare in pace la bellezza di questa piazza, del cielo sopra bologna? 2) perchè esistono delle persone pagate per stare vestite in divisa a prendere freddo in una piazza senza fare nulla? 3) com’è possibile che questa piazza che ho ammirato decine di volte mi sembri così “nuova”?
mentre la mia mente viaggia tra questi ed altri pensieri, inizio la costruzione del joint, che come previsto si rivela estremamente difficoltosa. il mio sguardo si posa sui palazzi respiranti, si muovono danzando armoniosamente avanti e indietro come delle nuvolette a forma di onde. in mezzo qualche sprazzo di attenzione verso la produzione del “ciccio”. dopo una mezz’oretta il joint è pronto e il cielo sta iniziando a schiarirsi.
il panorama e la luce penetrante piano piano nella piazza sono più che visibili. posso respirare, toccare e sentire tutte le emozioni che mi viaggiano nelle vene. non esistono pensieri di alcun tipo, solo il desiderio di essere lì in quel momento.
durante l’ora passata in piazza maggiore mi sono sentito venuto al mondo per la prima volta. ho visto le cose nella loro vera ed innata natura, sotto una lente nuova e indiscrivibilmente affascinante.
una curiosità mi ha pervaso in maniera viscerale. mi sono sentito curioso verso qualsiasi tipo di presenza, animata e inanimata, facente parte di questo pianeta. mi sono sentito fortunato per essere vivo, per avere la possibilità di godere della vita.
durante l’ora passata in piazza maggiore avrei voluto esprimere il mio vissuto, ma le poche parole che mi uscivano dalla bocca mi risultavano vuote, fredde e inadeguate. ci vuole del tempo perchè l’anima possa elaborare questo tipo di esperienze per poi descriverle con parole che, per quanto possano essere ricercate e pensate, risulteranno sempre e comunque un po’ inadeguate, in quanto parole.
una volta albeggiato, decidiamo di spostarci verso il mio bar preferito per fare colazione. ci aspetta una lunga passeggiata per arrivare fino a porta san vitale.
durante il tragitto, la mia attenzione si posa su un palazzo fastoso, già visto centinaia di volte; e, come prima, mi scorre dentro questa specie di sensazione di stupore e meraviglia, non riesco a credere che mi sembri di vederlo per la prima volta. mi chiedo cosa io abbia fatto fin’ora nella mia vita. perchè non ho mai succhiato le emozioni dalla mia vita come sto facendo ora? perchè ho avuto fin’ora un atteggiamento cosi passivo e piatto nei confronti di tutto?
questi pensieri sono impressi dentro di me nel profondo. in quei momenti è cambiato radicalmente il mio modo di approcciarmi alla vita.
proseguiamo la passeggiata ed arriviamo al bar. ancora i cornetti non sono pronti. l’attesa è snervante e la sento crescere dentro di me come un’entità reale, fisica: muoio dalla voglia di mangiarne un paio e di sorseggiarmi un cappuccino.
aspettiamo impazienti e un po’ imbarazzati, ci sentiamo un po’ fuori luogo, allegri ma imparanoiati. c’è qualche anziano che aspetta di far colazione. sento le loro voci pulite e chiare elevarsi su un silenzio profondo.
una volta pronti i cornetti iniziamo la nostra colazione. è tutto rovente. mi ustiono il palato e la lingua ripetute volte, ma non ho le forze di aspettare ancora. mi sembra di dover reimparare a mangiare e bere, mi sembra di non averlo mai fatto. mentre sollevo la tazzina del cappuccino mi sembra di non sapere cosa fare. mi viene da ridere. una risata catartica che contagia subito il mio socio. siamo così sereni.
cerco di leggere la gazzetta dello sport. mi risulta impossibile. non riesco a soffermare la mia attenzione su alcuna parola, i miei pensieri viaggiano veloci qua e là. uno di questi comincia a irrompere prepotentemente: mi sento sporco, sento il bisogno primordiale di farmi una doccia. sono incuriosito da come possa essere farsi cullare dall’acqua calda, considerando che anche solo una pacca sulla spalla mi scuote dalla testa ai piedi, ricoprendomi di brividi.
comunico questo desiderio al mio socio e quindi decidiamo di dirigerci verso casa mia. gli propongo di aspettarmi facendo un joint per poi tornare da lui a dormire, portandoci il mio adorato beolit per il sottofondo musicale.
salgo in casa. le scale ondeggiano vorticosamente e i muri sembrano fatti di gas, fumo. una volta entrato in casa mi sento travolto da un silenzio assordante. mi sembra di essere nello spazio profondo. è incredibile. è un silenzio che quasi mi schiaccia e mi rallenta in tutte le azioni che devo compiere. lentamente mi spoglio ed entro in doccia, attendo che l’acqua si scaldi e mi lascio bagnare. brividi dirompenti mi avvolgono da fuori e da dentro. l’acqua mi accarezza e mi abbraccia calorosamente. guardando il mio corpo insaponato mi pare di essere ricoperto da piccole nuvolette in continuo mutamento, si spostano qua e là disegnando fiori spumosi e soavi. ad un certo punto la mia attenzione è catturata dalle vene del mio braccio: continuano a muoversi e cambiare posizione, si attorcigliano, per poi tornare alla posizione che sono solito conoscere. piegando il braccio, il mio bicipite cambia forma più e più volte, si allunga si alza e si rimpicciolisce ad un ritmo inspiegabilmente veloce. sta iniziando il processo di illuminazione che culminerà davanti allo specchio.
uscito dalla doccia infatti mi sposto davanti al lavandino come al solito per pettinarmi ed asciugarmi. in un primissimo ma fugace istante mi vedo e sono io.
subito il mio corpo inizia a cambiare forme, il mio addome che sono solito conoscere sparisce, gonfiandosi prima in direzione anteroposteriore e poi in larghezza, all’altezza della pelvi. non ho più un petto e le braccia si allungano a dismisura. non è un vero e proprio pensiero quello che mi balena in testa, lo definirei piuttosto come la solita specie di intuizione.
mi chiedo che senso abbia l’ossessione per la forma fisica che mi caratterizza da qualche anno; dove mai mi può portare? mi rendo conto che non fa altro che peggiorare la mia vita, riempiendomi di ansia e paranoie su cosa possano pensare gli altri di me, mi impedisce di mangiare le cose che più mi piacciono a cuor leggero, e tutto per una cosa così futile ma soprattutto relativa. se io stesso posso vedermi diverso allo specchio come posso pretendere di diventare fisicamente perfetto? o meglio, che senso ha parlare di corpo perfetto quando bastano pochissimi microgrammi di una sostanza chimica per stravolgere completamente la figura a cui sono abituato? mi rendo conto che già il concetto di perfezione non è applicabile alla natura umana, se non forse in modo relativo. potremmo forse essere perfetti per una persona o per una professione (anche se nutro qualche dubbio), non di certo in maniera assoluta come lo intendevo io. capisco che l’ambizione e l’ego smodati non sono altro che grandi scalini che mettono la strada verso l’armonia in una irta ed impervia salita.
uno potrebbe pensare “beh cosa importa sono solo percezioni alterate, la realtà è sempre la stessa”. beh si, ma in parte. queste visioni nuove e distorte mi hanno fatto capire che è tutto relativo agli occhi che guardano. bisogna modificare l’approccio con cui gli occhi guardano per guardare serenamente: tutto dipende da come gli occhi guardano la vita, dalle lenti che decidiamo di mettere per filtrare la realtà.
dopo queste travolgenti intuizioni (non so quanto tempo sia passato davanti allo specchio, forse alcuni minuti) cerco di vestirmi, raccolgo le mie cose e scendo. non ho idea di quanto tempo abbia impiegato, ma credo molto. proprio scendendo incrocio il mio socio che stava per dirigersi verso casa. mi dice che non sapeva più come passare il tempo. gli chiedo che fine abbia fatto il joint e mi confessa di averlo fumato: non so bene se sono offeso o divertito, mi faccio una risata e lo esorto a muoverci.
arriviamo a casa e senza dover nemmeno pensare so già quale sarà il nostro sottofondo musicale: moderat III.
la loro musica è incredibilmente ancestrale, ci vibra dentro nei visceri riscaldandoci ed emozionandoci.
un paio di joint e crolliamo coccolati dalla voce di apparat verso le 10 del mattino.

in questa maratona psichedelica abbiamo percorso più di 30km, senza accorgerci. è stato un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale che mi ha messo di fronte questioni che albergavano nei profondi meandri della mia coscienza, che, tuttavia, non avevo presenti, nè sapevo di voler risolvere. da quel giorno ritengo di aver iniziato a cambiare il mio atteggiamento nei rapporti interpersonali e nelle attitudini della mia quotidianità.
ho capito che l’essere sereni e in equilibrio con sè stessi non dipende da nessun altro che il proprio io, dipende da come decidiamo di essere, da quello che vogliamo provare. se riusciamo a controllare la nostra ragione possiamo essere felici anche nei momenti più duri, mettendo le lenti dell’ottimismo e cercando di trovare ciò che di positivo c’è, perchè un qualcosa di positivo c’è in tutto, in quanto facente parte di questa avventura così misteriosa e fantastica che è la vita.
:lode:


Sem
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una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da Sem » mar nov 29, 2016 11:13 pm

Gran bel viaggio :D
Ho ritrovato molte ma davvero molte cose in comune rispetto alle esperienze che ho fatto con questa sostanza apparte per le distorsioni visive che per me sono sempre state molto leggere.
Mi ha fatto piacere leggere la tua esperienza.
A questa avventura così misteriosa e fantastica :lode:
Finchè giudichi non sarai mai libero

"La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe.
Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine,
credette di possedere l'intera verità."
Mevlana Rumi, Sec. XIII

lisergica_mente
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una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da lisergica_mente » mer nov 30, 2016 12:52 pm

Sem ha scritto:Gran bel viaggio :D
Ho ritrovato molte ma davvero molte cose in comune rispetto alle esperienze che ho fatto con questa sostanza apparte per le distorsioni visive che per me sono sempre state molto leggere.
Mi ha fatto piacere leggere la tua esperienza.
A questa avventura così misteriosa e fantastica :lode:

sono davvero contento che ti sia piaciuta, credo che il riportare le esperienze sia estremamente costruttivo per sè stessi in quanto aiuta a fissare certe emozioni provate ma non ben razionalizzate, ma anche per gli altri che possono fruire del racconto e confrontarlo con le proprie esperienze per trarne spunti di riflessione!
inoltre il fatto che anche tu ti possa ritrovare in certi passaggi del viaggio è ancora più stimolante, sapere che ci sono altre persone con interessi a me simili e con la voglia di pensare e mettersi in discussione mi rende davvero felice ed ottimista!
:lode: :lode:

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boing747474
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una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da boing747474 » mer nov 30, 2016 4:23 pm

Complimenti per l'esperienza!
Condividere le esperienze è una cosa utilissima per rassicurare le persone su molti aspetti in comune tra tutti.

Pensate a chi le prova per la prima volta e non sa se quello che gli accade sia normale o no. Leggendo e trovando spunti in comune ci si rassicura moltissimo e ci si sente anche di più parte di una grande grande famiglia.

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papo
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Re: una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da papo » gio feb 09, 2017 12:34 am

Cavolo, bologna di notte....avrei un po fifa ma immagino sia stato magnifico!
Gloria eterna all'ipnorospo!
Tutti i miei post sono frutto della mia fervida immaginazione. Niente di ciò che scrivo è riferito a persone o situazioni reali.

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Inìgo
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Re: una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da Inìgo » gio feb 09, 2017 2:14 pm

papo ha scritto:
gio feb 09, 2017 12:34 am
Cavolo, bologna di notte....
Come il disco di Inoki no?

Dev'essere stata davvero una bella nottata! Anche io come gli altri mi riconosco in certe cose che racconti, prima tra tutte le "intuizioni" o i "consigli" che sembrano arrivare nel cervello quasi all'improvviso.
E pure la totale assenza di pensieri e la sensazione di essere appena venuti al mondo mi riporta a certe esperienze fatte in passato. Sensazioni completamente diverse da come uno si immagina i trip prima di provarli e esprimibili a parola in maniera davvero povera e parziale.

lisergica_mente
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Re: una maratona psichedelica//venuto al mondo

Messaggio da lisergica_mente » gio feb 09, 2017 5:17 pm

Inìgo ha scritto:
gio feb 09, 2017 2:14 pm
papo ha scritto:
gio feb 09, 2017 12:34 am
Cavolo, bologna di notte....
Come il disco di Inoki no?

Dev'essere stata davvero una bella nottata! Anche io come gli altri mi riconosco in certe cose che racconti, prima tra tutte le "intuizioni" o i "consigli" che sembrano arrivare nel cervello quasi all'improvviso.
E pure la totale assenza di pensieri e la sensazione di essere appena venuti al mondo mi riporta a certe esperienze fatte in passato. Sensazioni completamente diverse da come uno si immagina i trip prima di provarli e esprimibili a parola in maniera davvero povera e parziale.

certo io parto sempre dal presupposto che le parole comunque sono strumenti poveri, insufficienti per rendere l'esperienza in tutto e per tutto! però cercando di trovarne di adeguate sono giunto alle conclusioni che erano li e probabilmente se non avessi scritto non sarebbero rimaste marchiate indelebilmente nei miei circuiti neuronali
:axe:

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