Virola

Discussioni generiche sulle piante
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grub
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Virola

Messaggio da grub » ven ago 24, 2018 5:37 pm

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Virola Elongata
Virola, è un genere di piante della famiglia delle myristicaceae originaria del Sud America. Si presenta come alberi di medie dimensioni, foglie lucide, verde scuro, con grappoli di piccoli fiori gialli che emettono un odore pungente.
La corteccia di queste piante contiene diversi alcaloidi allucinogeni, in particolare Dimetiltriptamina, 5-MeO-DMT e Bufotenina, tutte triptamine molto simili tra loro; contiene inoltre Mao inibitori delle β-Carboline (armina e armalina), i quali evitano la degradazione periferica nello stomaco proprio della Dimetiltriptamina.
Alcune tribù del bacino Amazzonico hanno usato la pianta per rituali sciamanici e religiosi: con i semi e la corteccia essiccata si prepara una polvere molto fine, che viene inalata attraverso una lunga canna, una estremità della quale termina nella narice del soggetto che aspira, mentre dall'altra un assistente aiuta l'inalazione soffiandovi dentro.

fonte: Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Virola)
Dopo questa introduzione mi piacerebbe sapere che esperienza avete con queste piante, se le avete mai assunte, e in quali modalità. Se ne sente parlare poco, e mi interessano proprio perchè non esistono ancora numerose ricerche riguardo gli effetti.
Cito da un noto sito internazionale:
L'assunzione di Virola Rossa è vivamente sconsigliata agli psiconauti meno esperti. Solo le persone che hanno già una certa esperienza con sostanze e bevande sciamaniche possono fare uso di questa pianta.
Riferendosi qui alla Virola Rossa, ma esistono altre varietà, alcune più efficaci altre meno, che contengono le sostanze sopra citate.
Alla fine, il viaggio psichedelico ce lo scegliamo più di quanto immaginiamo. Non siamo in balia di ciò che vediamo, è il subconscio più profondo, sono i nostri desideri inespressi che reclamano di uscire fuori da una breccia che noi stessi abbiamo aperto


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_psyc0path_
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Re: Virola

Messaggio da _psyc0path_ » sab set 08, 2018 12:34 am

Ciao grub, mi ero interessata anch'io alla Virola e tra l'altro ho visto che la vendono su Zamnesia ma non avendola provata non saprei dire nulla.
Oltretutto la procedura non è complicata e sono tentata di sperimentarla solo mi piacerebbe prima sentire pareri esperti anche per quanto riguarda eventuali modifiche o precauzioni. Se necessita qualche forma di accorgimento per indurti al meglio modo all'assunzione. Ho letto che gli effetti sono simili a quelli dell'lsd.. Però del resto come te sono informata solo su quello che si trova in rete quindi nulla di troppo affidabile o approfondito
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grub
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Re: Virola

Messaggio da grub » sab set 08, 2018 12:41 am

Pensavo che ormai il mio topic fosse morto e sepolto :asd:
Grazie per aver dato la tua opinione in merito. Io sono dell'idea che sia molto interessante, in primis per la presenza in forma vegetale della rara e nota 5-meo-dmt che si dica possa indurre viaggi ancora più spirituali e profondi della semplice dmt, e in secondo luogo per la presenza naturale di MAO inibitori che permettono di assumerla senza doverla per forza usare in maniera sinergica con altre piante. Solo ci sono davvero pochissimi report e studi, mi auguro che in futuro ci sia maggior informazione al riguardo
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Re: Virola

Messaggio da _psyc0path_ » sab set 08, 2018 12:49 am

Si difatti proprio per queste sue ottime particolarità che la caratterizzano mi fa strano che nessuno se ne sia interessato abbastanza da avere esperienza per discuterne.. A sto punto aspettiamo che qualcuno aggiorni la questione :)
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Re: Virola

Messaggio da grub » gio set 13, 2018 9:27 pm

L'Albero « Virola» come fonte dell'allucinogeno da fiuto

Ma questa classificazione anche se corretta, non chiarisce ancora tutta la gran confusione che si è creata a questo proposito,
poiché gli allucinogeni da fiuto sono stati attribuiti da molti scrit­tori all'Anadenanthera, anche quando il genere non si trovava nel territorio, e anche se il metodo di preparazione poteva far sup­porre che in quella sostanza fossero presenti anche specie diverse. Il mistero venne finalmente chiarito quando si scoprì che parec­chie specie della Virola, un albero appartenente non - come la Anadenanthera - alle Leguminose (famiglia dei piselli) bensì, come la noce moscata, alle Myristicacee, erano la fonte di alcune sostanze da fiuto un tempo attribuite soltanto alla Anadenanthera peregrina. Ancora una volta Schultes, fu tra quelli che si impegna­rono maggiormente nel chiarimento di questo problema.
I principali alcaloidi allucinogeni in ambedue le Anadenanthera (peregrina e colubrina) e in alcune specie di Viro la (Virola theio­ dora, Viro la callophylla, Virola callophilloidea) sono delle triptam­mine, come se ne trovano anche in una delle specie della Baniste­ riopsis e nei funghi sacri nonché in altri allucinogeni del Messico . Nella Anadenanthera peregrina e colubrina è presente la bufotenina (5-idrossi-N, N-dimetiItriptammina) in grande quantità, e un tempo si pensava che l'attività del sistema nervoso centrale stimo­lata dalla Anadenanhera fosse dovuta a questo alcaloide, che que­sti alberi leguminosi hanno abbondantemente e che si trova anche nei rospi (Bufo). Analisi recenti hanno comunque dimostrato che altri derivati triptamminici sono presenti anche nei semi, e cioè: N.Ndimetiltriptammina, N-monometiltriptammina, 5-metossi-N, 5-metossÌ-N-monometiltriptammina, 5-idrossi-N, ed infine N-dimetiltriptammina-N-ossido.

La polvere da fiuto preparata esclusivamente con Virola theio­dora, senza aggiunte, contiene 5-metossi-N,N-dimetiltriptammina in concentrazioni dell'8%, con quantità minime di N,Ndimetil­triptammina e alcaloidi affini. Le concentrazioni alcaloidee varia­no a seconda delle parti dell 'albero, ma la corteccia generalmente
ne contiene la percentuale più alta.

Ora, come noi sappiamo, le triptammine richiedono un inibitore delle ossidasi monoamminiche per poter diventare efficaci nell'es­sere umanò, un problema questo che gli Indiani avevano risolto in molte occasioni mescolando insieme diverse specie allucinogene. Per esempio la Banisteriopsis rusbyana ha delle caratteristiche chimiche atipiche rispetto alle altre specie sorelle, in quanto a differenza della Banisteriopsis caapi e della Banisteriopsis ine­brians, i cui principii attivi sono alcaloidi beta-carbolinici dell'ar­mala, ha i suoi costituenti attivi nelle triptammine! Questo spiega perché gli Indiani Tukana dell'Amazzonia Colombiana, per esem­pio, non prendono mai la Banisteriapsis rusbyana da sola ma sempre mescolata con la Banisteriapsis caapi o la Banisteriapsis inebrians per preparare uno yajé particolarmente potente, un me­todo che permette agli alcaloidi beta-carbolinici dell'armala di fun­zionare come inibitori delle triptammine contenute nell'altra. Quin­di non soltanto gli alcaloidi dell'armala ma anche le triptammine sono capaci di svolgere la loro parte nell'ebbrezza estatica. Come osserva Schultes non si può fare a meno di stupirsi che delle popolazioni primitive, senza nessuna conoscenza di chi­mica e di medicina abbiano trovato il modo di rendere attivo un inibitore dell'ossidasi monoammonica.

Ora, nel caso della polvere da fiuto fatta con la Virala, non sembra siano necessarie delle misture per attivarne i principi, infatti nella stessa Virala theiadara sono stati scoperte recente­mente due nuove carboline. Ma è usuale e frequente me­scolare delle sostanze che sono psicodinamicamente efficaci. Schul­tes che nel 1967 ha visitato i Waika (Yanomamo) con il far­macologo svedese Bo Holmstedt, descrive così la loro tecnica:

"Esistono vari metodi nella preparazione delle polveri da fiu­tare, che vengono chiamate epenà o nyakwana dalle numerose tribù che io faccio rientrare nel gruppo Waika. Alcuni usano raschiare lo strato morbido interno della corteccia dell'albero, ne essiccano i trucioli arrostendoli appena appena sul fuoco, e li conservano fino al momento in cui non servono. Quindi ven­gono schiacciati e polverizzati, triturati e setacciati. Ne viene fuori una polvere fina, omogenea, color cioccolato e molto pic­cante. Quando gli Indiani lo desiderano (ma non sempre) viene aggiunta in parti uguali una polvere di foglie aromatiche di Justicia pectoralis, varietà stenophylla. Il terzo ingrediente, in­variabile, è la cenere di corteccia di una leguminosa rara, Eli­zabetha princeps. Quest'albero è conosciuto dai Waika come ama o amasita. Queste ceneri vengono mischiate in parti uguali con la resina, o resina e polvere di Justicia, per ottenere una polvere da fiuto color grigio marroncino.
Altri Waika seguono una procedura diversa, almeno quando preparano la polvere da fiuto per le cerimonie. La corteccia della Virola viene strappata a strisce, le strisce vengono messe su un fuoco lento preparato nella foresta, e l'abbondante resi­na color rosso-sangue, una volta raschiata è raccolta in una pentola di terracotta . Viene bollita e lasciata essiccare al sole. Quindi da sola o mescolata alle foglie polverizzate di Justicia, viene setacciata ed è pronta per l'uso"


Anche la Justicia pectoralis è una pianta allucinogena che con­tiene, come la Virola, degli alcaloidi triptamminici. E' coltivata da alcuni gruppi Yanomamo studiati dall'antropologo Napoleon Cha­gnon e dai suoi assistenti nella valle dell 'Alto Orinoco; viene impegnata senza aggiunte in una varietà della polvere da fiuto ebene. (E' da notare in questa sede che la Justicia ed un altro genere sud­ americano che contiene triptammine, la Psychotria, si trova an­che in Messico, una circostanza questa sulla quale ritorneremo in seguito in relazione alla recente scoperta in Messico di un antichissimo allucinogeno da fiuto che sembra fosse già estinto ai tempi della Conquista).

Una rapida ebbrezza

L'intossicazione con la polvere da fiuto preparata con la resina della corteccia della Virola theiodora o altre specie correlate, oppure con i semi della Anadenànthera peregrina, è molto rapida e potente. La tecnica del fiuto degli Indiani contadini era piuttosto complessa già ai tempi del loro passato pre-Europeo, e lo è ancora oggi; nelle collezioni etnografiche e in quelle archeologiche, ab­bondano tutti i tipi di pipe da fiuto decorate e non decorate, lunghe canne, mortai, contenitori e tavolette. La tecnica da fiu­to in uso presso i Waika è molto più semplice, come del resto è povera tutta la loro tecnologia. I Waika, che ancora oggi sono essenzialmente dei cacciatori con un sistema di coltivazione pri­mitivo, fiutano la polvere attraverso dei lunghi tubi di bambù, e un uomo soffia la polvere dentro le narici di un altro. Quasi subito vengono attivate le mucose del naso, la saliva diventa mol­to abbondante e il naso comincia a gocciolare. Si prova anche un intenso pizzicore e prurito al cuoio capelluto, al quale gli in­diani reagiscono grattandosi furiosamente. Schultes da par­te sua, l'ha sperimentato e non ha avuto sensazioni allucinanti
né vIsIve né auditive, ma per gli Indiani invece, queste hanno luogo pochi minuti dopo aver ispirato la loro dose di ebene e sono interpretate come comunicazioni dirette con gli spiriti de­ gli animali, delle piante, dei parenti morti e delle forze sovran­naturali. C'è una grande variazione nel sistema di controllo mo­torio da persona a persona , e gli sciamani allenati sono apparen­temente molto più capaci di altri di esercitare un controllo sui propri movimenti. Cambia molto anche l'intensità della trance estatica; di solito questa esperienza è di breve durata comunque, e durante il rituale (e oggi tra alcuni Waika più acculturati an­che a fini edonistici) è consuetudine dei partecipanti inalare più volte la polvere da fiuto inebriante.
Tratto da Allucinogeni e Cultura di Peter t. Furst
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