Biomassa di canapa da estrazione: a cosa serve?

Rispondi
Avatar utente
Abeja G.
Messaggi: 2887
Iscritto il: mer ott 14, 2015 2:42 pm

Biomassa di canapa da estrazione: a cosa serve?

Messaggio da Abeja G. » lun mar 29, 2021 10:00 pm

La cannabis sativa è una pianta dalle numerose risorse e dalle tante proprietà e non è fatta solo di infiorescenze; infatti dalla canapa è possibile ricavare biomassa, una preziosa risorsa naturale che può essere utilizzata con successo in diversi mercati, dal farmacologico all’alimentare.
In questo articolo approfondiremo questo prodotto versatile e sostenibile della canapa industriale. Ecco che cosa vedremo nello specifico:

Immagine

Biomassa di canapa cos'è?
Il termine canapa industriale corrisponde a determinate varietà di Cannabis Sativa, appartenenti alla famiglia delle Cannabaceae. La canapa sativa che differisce dalle altre varietà, per via del basso o quasi inesistente contenuto di THC.

La legge n. 242/2016 del dicembre 2016, infatti, che si occupa di regolamentare la coltivazione di canapa sativa in quanto preziosa risorsa naturale, prevede che per essere coltivate le piante mantengano un contenuto di THC tra lo 0,2 e lo 0,6% e che la coltivazione della canapa avvenga solo utilizzando semi di canapa certificati e registrati nel Registro Europeo delle Sementi.

Dalla canapa industriale è possibile ottenere la biomassa, ossia una particolare lavorazione di tutto il materiale vegetale presente nella pianta di cannabis, ad eccezione dei semi, degli steli e dei rami principali.

La biomassa si presta a diversi utilizzi, che vedremo meglio nel prossimo paragrafo. In generale però, poiché ormai la maggior parte dei prodotti che possono essere ottenuti dalla biomassa di canapa interessano il settore farmaceutico, alimentare e cosmetico, è fondamentale che ogni pianta sia coltivata in terreni puliti e privi di additivi chimici.

Ecco perché per produrre biomassa i coltivatori, oltre che a utilizzare semi di canapa certificati, sono tenuti anche a seguire ed applicare le linee guida GACP (Good agricoltural and collection practices form medicinal plant) e i protocolli HACCP. In questo modo è possibile garantire un prodotto finale il più possibile puro e qualitativamente idoneo, che può essere utilizzato in tutta sicurezza anche in trattamenti a base di cannabis terapeutica, oppure a scopo alimentare (per esempio olio di CBD, olio di CBG) o a scopo cosmetico (creme, gel e lozioni specifiche).

Biomassa di canapa: a cosa serve?
Proprio per rispondere alle esigenze dei sopracitati mercati, alcune varietà di canapa industriale sono state progettate apposta per produrre biomassa ad alto contenuto di cannabinoidi. Perciò continuano a mantenere un contenuto di THC inferiore allo 0,2%, ma offrono una biomassa ad alto contenuto di CBD o di CBG, due cannabinoidi privi di effetti psicoattivi ma ricchi di effetti benefici, già sperimentati in diverse ricerche sulla cannabis terapeutica, ma anche nel mercato alimentare e in quello cosmetico.

Immagine

Questo tipo di biomassa può essere utilizzata per estrarre, distillare o isolare i principi attivi dei cannabinoidi non psicoattivi. Il prodotto finale può essere impiegato per la produzione di praticamente qualsiasi prodotto al CBD o al CBG.


Vediamo quali sono i principali prodotti che possono essere ricavati dalla biomassa di canapa:

Olio di CBD o di CBG: sia olio di CBD che olio di CBG possono essere ottenuti dall’estrazione dei singoli principi attivi dalla biomassa di canapa. Entrambi questi oli vengono utilizzati per trattare alcune patologie in modo naturale. CBD e CBG hanno infatti numerose proprietà terapeutiche che li rendono efficaci nel trattare diversi disturbi come il dolore cronico, l’epilessia, alcuni disturbi neuropatici, l’insonnia e i disturbi dell’umore. L’industria farmaceutica utilizza entrambi gli oli come base per diversi farmaci destinati a trattamenti a base di cannabis terapeutica. Sia CBD che CBG hanno inoltre proprietà antibatteriche e antisettiche, qualità che li rendono efficaci nella preparazione di creme e lozioni antiacneiche o per combattere la psoriasi.

Cristalli di CBD o di CBG: sono derivati purissimi della cannabis sativa che possono essere ottenuti tramite l’estrazione con CO2, uno dei migliori metodi per ottenere un prodotto finale di grande qualità e con un alto contenuto di principio attivo. I cristalli vengono scelti da chi utilizza cure a base di cannabis terapeutica, ma anche da tutti coloro che desiderano i benefici dei cannabinoidi non psicoattivi pur continuando ad evitare combustione e vaporizzazione.

Altri tipi di estratti: dalla biomassa è possibile ottenere anche il principio attivo per la produzione di e-liquid e di cere a base di CBD e CBG. Gli e-liquid vengono utilizzati con la sigaretta elettronica e le cere con vaporizzatori per erba ed estratti.


Abbiamo citato per primi tutti questi prodotti a base di cannabinoidi non psicoattivi perché sono molto richiesti dal mercato in questo momento e si tratta di un trend in continua e inarrestabile crescita dagli ultimi 3 anni.

Può essere però utile ricordare che la biomassa di canapa industriale viene utilizzata anche per la produzione di carburante sostenibile. È infatti particolarmente utile per gli agricoltori e altre piccole e medie imprese che necessitano di energia rinnovabile.

Viene inoltre utilizzata da decenni anche per la produzione di fibre impiegate nella realizzazione di tessuti, indumenti e carta.

Naturalmente, la biomassa per la fibra di canapa richiede processi di lavorazione diversi da quelli per il biocarburante e ancora diversi da quelli utili alla realizzazione di prodotti a base di cannabinoidi non psicoattivi.

In questo momento la maggior parte della canapa industriale presente sul mercato e destinata alla produzione di biomassa di canapa, ha un contenuto di CBD che oscilla tra il 2 e il 4 %. Per quanto riguarda il CBG invece (cannabinoide di recente scoperta, ancora più richiesto dal mercato e dai consumatori di cannabis light) le varietà di canapa sativa reperibili hanno un contenuto di principio attivo che oscilla tra il 2 e il 3%.

Abbiamo introdotto sul mercato della canapa industriale due varietà ideali per la produzione di biomassa di canapa, che superano gli standard. Abbiamo Enectaliana, ad alto contenuto di CBD (5-8%) e Enectarol, ad alto contenuto di CBG (4-6%), due nuovissime varietà estremamente stabili, con un tasso di germinazione maggiore degli standard, delle quali potrete trovare gli approfondimenti sul nostro sito web.

Come si produce la biomassa.
Per ottenere la biomassa, è necessario raccogliere le piante ottenute dalla coltivazione di cannabis e procedere con l’essiccazione. In un secondo momento, le piante possono essere tagliate e sminuzzate, ossia triturate finemente.

Può essere utile tagliare gli steli tutti delle stesse dimensioni e rimuovere preventivamente foglie e residui dagli steli.

Successivamente la materia vegetale verrà inserita in appositi macchinari in grado di triturare e compattare il materiale vegetale per ottenimento della biomassa di canapa.

Per ottenere il top della biomassa è importante assicurarsi che tutta la materia vegetale sia stata adeguatamente triturata e non ci sia la presenza di steli, rami o semi.

Immagine

Il processo presuppone l’eliminazione di eventuale presenza di rami più grossi o altri componenti eccessivamente grandi prima di inserirli nella macchina.

Noi produciamo la nostra biomassa esclusivamente da coltivazioni di canapa sativa certificate e i nostri terreni sono privi di pesticidi e metalli pesanti.

Rispettiamo le linee guida GACP e i protocolli HACCP per l’ottenimento di prodotti che rispettino i prefissati standard di qualità e sicurezza.

Monitoriamo accuratamente tutte le fasi di lavorazione della nostra biomassa, facendo in modo che le diverse varietà crescano separatamente e vengano lavorate separatamente, in modo da evitare eventuali cross-contamination. Controlliamo ogni fase del processo di confezionamento dedicando particolare cura alla conservazione dei nostri lotti così da poter garantire al cliente l’acquisto di un prodotto finale sicuro e di altissima qualità.

Estrazione del CBD: metodi.
Tra i vari metodi che possono essere impiegati per l’estrazione di CBD e CBG dalla biomassa di canapa, che serviranno poi alla preparazione di tutti i prodotti a base di quei cannabinoidi, ne distinguiamo due principali: metodo di estrazione con solvente e metodo di estrazione senza solvente.

Tutti e due questi metodi di estrazione non possono essere eseguiti senza l’ausilio di professionisti preparati e muniti di attrezzature adeguate.

Estrazione con anidride carbonica: il metodo con la CO2 utilizza il gas nel suo stato normale e in forma liquida per l’estrazione del composto dalla materia vegetale. Attraverso l'uso di un estrattore a circuito chiuso, che altro non è che una camera pressurizzata, la CO2 viene compressa fino a diventare un liquido. Il liquido poi viene versato sulla biomassa di canapa per isolare i cannabinoidi. La soluzione viene portata ad altissime temperature alle quali la CO2 ritorna gas ed evapora, lasciando in un apposito scomparto il CBD estratto.
L’anidride carbonica è estremamente versatile ed è in grado di trattare fino a circa un chilo e mezzo di biomassa per volta. Inoltre, con questo tipo di estrazione, oltre che i singoli cannabinoidi, è possibile estrarre anche altri componenti della pianta di canapa sativa, ad esempio i terpeni, responsabili di conferire al prodotto finale ulteriori proprietà terapeutiche. I prodotti a base di CBD a spettro completo possono essere ottenuti solo con questo tipo estrazione.

Metodo di estrazione con solvente: è un metodo più economico e veloce del precedente. Come solventi vengono utilizzati frequentemente butano, etanolo e propano, (solventi adatti ed utilizzati nell’industria alimentare). Dopo che il solvente è stato versato sulla biomassa, l’alta o la bassissima temperatura separano la materia vegetale dagli altri componenti attivi senza danneggiarli. Una volta che l’olio di CBD è stato estratto dalla biomassa di canapa, inizia quello che viene chiamato processo di svernamento, un momento in cui, grazie a una temperatura molto bassa vengono eliminate tutte le impurità e altri componenti indesiderati.
L’olio estratto viene miscelato nuovamente con un solvente (etanolo) e la soluzione viene congelata. In questa fase le impurità si solidificano, successivamente la soluzione viene filtrata e l’etanolo viene rimosso dal prodotto finale.

Immagine

Semi certificati per biomassa.
La coltivazione della canapa in Italia è legale solo a patto che i semi di canapa utilizzati siano certificati e registrati nel Registro Europeo delle sementi. Inoltre, il coltivatore ha l’obbligo di conservare il cartellino e le fatture d’acquisto per un anno dal momento della semina. Il cartellino deve essere in originale. Non possono essere considerate valide copie e fotocopie. Su ogni cartellino deve essere indicato il lotto di produzione, la data di certificazione e il peso della confezione. Nel caso di utilizzo parziale dei semi di canapa, possono essere conservati nella confezione originale insieme al cartellino.

Chi raccoglie semi di canapa dalla propria coltivazione può utilizzarli per le produzioni alimentari, ma non può usarli né tantomeno cederli, come sementi da riproduzione.

Le sementi per la coltivazione della canapa destinate alla produzione di biomassa, devono essere reperite da aziende specializzate, in grado di garantire tutti gli standard previsti dalla certificazione, come l’alto grado di germinazione (non inferiore all’80%), la purezza della varietà e la stabilità genetica, che garantiranno che per la sua intera esistenza le caratteristiche essenziali della pianta resteranno invariate.

Questo è molto importante sia per il contenuto di THC, che deve restare inferiore allo 0,2%, sia per la percentuale degli altri componenti cannabinoidi, che devono mantenere la percentuale indicata in tutta la fase di crescita e anche dopo la lavorazione per la produzione di biomassa. Non è consentito riutilizzare le sementi ottenute da una coltivazione qualsiasi per la semina dell’anno successivo, per motivi agronomici e per una maggiore tutela della genetica della varietà.

https://blog.enecta.it/biomassa-di-cana ... cosa-serve


Avatar utente
era
Messaggi: 2120
Iscritto il: gio feb 15, 2018 7:51 pm

Re: Biomassa di canapa da estrazione: a cosa serve?

Messaggio da era » lun mar 29, 2021 11:02 pm

Nel 2010 ho presentato all'esercito italiano un progetto per la bonificazione dei siti di addestramento poichè inquinati da molte sostanze nocive, prevalentemente mercurio.
Basta contare quanti detonatori (fulminato di mercurio) sono stati esplosi in un dato punto e si potrebbe risalire alla quantità presente nel terreno.
Utilizzando la canapa (una delle piante proposte, quella di maggior interesse) si punterebbe sull'assorbire in una matrice ricca di olii e resine quanto può risultare pericolosissimo per l'ambiente e il sottosuolo.

NOTA:
Gli inceneritori-'bioconvertitori' di ultima generazione in tutta l'Europa però non riescono a contenere tutte le sostanze tossiche emesse (vale per tutte le forme di rifiuti) e soltanto gli impianti giapponesi costruiti recentemente risultano più puliti (ma non del tutto).
Tuttavia pulire 100 emettendo 1 in questo esempio non risulterebbe un gran male.
Quanto è da tenere presente è che convertire l'energia termica emessa in elettricità risulta dannoso in modo estremo, poichè i campi elettromagnetici rappresentano un pericolo spacciato per energia pulita.

Un'idea documentata sotto la voce 'non brevettabile' risulterebbe convogliare il calore da altifoni posti vicino a centri abitati (esistono i sistemi per non emettere gas, manco la CO2) attraverso condutture a circuito chiuso nelle quali il calore potrebbe viaggiare a mach 1 , senza troppi sprechi e senza rischiare fuoriuscite di liquidi :weed:
Non ho tempo.

Rispondi