Lucertole & McKennaii
Inviato: dom feb 04, 2024 1:56 pm
Cari amici Psiconauti,
vorrei condividere con voi la prima e imprevista esperienza con funghetti McKennaii, che risale a Dicembre.
In precedenza avevo preso i funghi quattro volte, l’ultima due settimane prima, ma pur avendo seguito tutti i crismi non avevo avuto alcun effetto. ZERO di ZERO.
Questa volta avevamo 4-5 funghi già cresciuti troppo e non potendo essiccarli, il mio ragazzo ha pensato di convincermi a prenderli in un normale Venerdì sera.
Se devo proprio dirla tutta, a convincermi non ci è voluto molto ma li ho mangiati quasi controvoglia e senza aspettarmi granchè, credevo sarebbe andata come le altre volte. Erano passate da poco le 18:30.
Verso le 19:00 usciamo per andare a piedi verso la piazza della città.
Le strade e la piazza sono piene di persone, ci sono i mercatini e le luci natalizie. Le luci sono particolarmente intense ma non noto altro di strano. Anche se siamo usciti da casa appena 10 minuti fa mi scappa già la pipì, così andiamo al bar a prendere un caffè. Tutto bene.
Oltrepasso la porta del bagno, c’è un ragazzo che aspetta il suo amico e un altro tizio entra subito dopo di me. C’è un grande specchio, le pareti sono fatte di piastrelle lucide con motivi verdolini e le porte sono di legno scuro con molte venature. Ecco quindi che il potere del fungo tanto a lungo invocato decide di manifestarsi col botto proprio nel momento in cui sono lontana dal sitter, in mezzo a sconosciuti e circondata da pattern e riflessi che improvvisamente prendono vita. AIUTO.
Nonostante questo riesco a mantenere la compostezza e finalmente l’amico del ragazzo esce dal bagno, purtroppo lasciandovi un gran fetore, entro e mi chiudo dentro. Anche all’interno pareti luccicanti e riflettenti, motivi verdi, insomma un vero casino, ma è qui che ha inizio il viaggio nella giungla.
Faccio pipì e torno dal mio ragazzo, sono tutta contenta, gli dico che finalmente sta succedendo qualcosa e che il bagno è stato una specie di tana del Bianconiglio.
Usciamo dal bar e lungo la strada verso il porto ci fermiamo a un chiosco a prendere delle focaccine fritte per il fidanzato-sitter. All’aperto gli effetti sono meno intensi per adesso ma a un certo punto credo di vedere un elfo di Babbo Natale, poi guardo meglio ed è solo un ragazzo magrolino con i pantaloni rossi.
Finalmente le focaccine sono pronte e proseguiamo verso il porto. Stiamo camminando sul piazzale e sento un’attrazione irrefrenabile per un albero di fico quasi completamente spoglio che si trova poco lontano sulla sinistra. E’ come se l’albero mi chiamasse silenziosamente e non posso impedirmi di andargli incontro, quando mi avvicino lo spettacolo del fico mi lascia senza parole. E’ vivente, maestoso, pieno di energia. Non l’ho mai visto così le tante volte che sono già passata da qui e sono esterrefatta. Nonostante sia “solo” un albero emana una grande saggezza, mostrandosi è come se mi dicesse “Così stanno le cose, sciocca!”.
Devo di nuovo fare la pipì, torniamo al chiosco delle frittelle e vado al bar lì vicino. Questo bagno mi appare come una giungla ancora più intricata. Anche qui ci sono le pareti verde chiaro e mentre cerco con molta fatica di mantenere l’equilibrio per fare la pipì senza sfiorare il gabinetto, la sciarpa che porto al collo penzola di qua e di là e diventa una liana/serpente o serpente/liana, non mi è chiaro, e ci sono altre liane che mi pendono addosso e rami che si protendono da ogni dove. In qualche modo riesco a uscire dal groviglio di rami e liane e ci rimettiamo in marcia verso il porto. Siamo di nuovo sul piazzale, lo spazio sullo sfondo si dispiega tipo film Inception, in un tripudio di luci colorate.
Questa volta mi dirigo spedita verso le palme in fondo al piazzale, dico al mio ragazzo che devo mettere della musica perchè ci sono delle canzoni “che devo assolutamente far ascoltare alle palme”. Prendo il cellulare, che mi sembra un oggetto del tutto alieno, e le icone delle app sono tutte mescolate, ci metto un po’ a trovare quella per la musica. Guardo in alto e anche le chiome delle palme sono irresistibili, inutile dire che resto incantata e imbambolata a guardarle.
Ci spostiamo su una scalinata che scende fino al mare, ci sediamo, ascoltiamo musica, chiacchieriamo. Oltre l’acqua dall’altra parte del porto ci sono una ruota panoramica e un luna park e le luci colorate sembrano danzare insieme alla musica. Il cielo è illuminato da sbuffate di colori che salgono dal suolo. Tra i colori domina un viola-rosa chiaro e scintillante. Tutto mi sembra perfetto e armonioso.
Rimango stranamente immobile e so di essere dentro al mio corpo ma è come se fosse uno strumento che mi serve per essere lì, vedere e udire ma è il contenuto che osserva e ascolta - non so in che altro modo spiegarlo. In alcuni brevi momenti mi sento pure levitare di qualche decina di centimetri ed è una sensazione di gioia inspiegabile. Qui vicino ci sono altri alberi, anche quelli sono meravigliosi e mi incantano.
Ovviamente a un certo punto devo di nuovo fare la pipì (sindrome della vescica senza riposo) e così andiamo in un altro bar. Le persone e le cose sono come in un film 3D senza gli occhiali, poi vado al bagno e indovinate un po’? Anche questo è verde. Appoggio le mani alla parete, scelta discutibile dal punto di vista igienico, e la pelle delle maniche della giacca si scompone e ricompone in minuscole scaglie. In seguito mi convincerò che non è più una giacca bensì il mio stesso manto. Guardo la mano destra, la pelle sembra attraversata da un’onda che scorre dal polso verso la punta delle dita e la rende squamosa, squame piccole e appuntite. Continuo a fissarmi la mano che inizia a deformarsi in una forma animalesca e accetto abbastanza di buon grado che sto diventando una lucertola della giungla. Del resto ormai mi sono fissata che i vari cessi sparsi in giro per la città siano dei portali per un’altra dimensione.
Esco dal bagno, il bar è grande e piuttosto affollato. La sensazione adesso è di lieve disagio perchè alcune persone hanno il viso distorto. Degli uomini seduti a un tavolo sembrano gli orchi di Sauron - meno putrefatti per fortuna - con la pelle del volto che ondeggia e sembra liquefatta. A un tavolo vicino alla porta c’è un’altra figura particolare. Sembra molto alto/alta, ha i lineamenti di un personaggio di Avatar e la pelle scurissima. Il loro aspetto mi lascia parecchio confusa.
Il mio ragazzo comincia a manifestare i primi segni di cedimento dovuti alla fame così decidiamo di rientrare e comprare qualcosa da mangiare lungo il tragitto.
Tornando verso casa passiamo vicino a delle palme nane che mi fanno pensare a una spiaggia dove sono stata anni fa e poi imbocchiamo una stradina sotto ai portici. C’è un grosso tombino quadrato e mi convinco che non sia un semplice tombino ma una piattaforma per il teletrasporto e che se solo riuscissi a liberarmi dalla suggestione dello spazio e del tempo potrei teletrasportarmi su quella spiaggia o in qualunque altro luogo. Sogno e realtà non mi sembrano affato differenti in questo momento, a parte il fatto che la realtà è molto più densa ma in un delirio di onnipotenza mi dico che le leggi fisiche sono un dettaglio del tutto trascurabile.
I vicoletti che attraversiamo per raggiungere casa sono decisamente diversi dal solito. Sono quasi fiabeschi mentre nella realtà sono cosparsi di spazzatura, escrementi, urina puzzolente. In certi momenti mi sembra di perdere il senso delle 3 dimensioni, i palazzi non sono più oggetti solidi, le facciate sono piani che si spostano al nostro passaggio. Oscillano verticalmente, avanzano verso di noi come pannelli di una scenografia e con grande stupore vedo che oltre le facciate c’è solo il niente, nero assoluto, e mi chiedo dove siano finite le persone, gli arredi, muri, solai, etc. ma non sto a pensarci più di tanto perchè arriviamo al portone.
Entriamo in casa e l’orologio mi dice che sono appena le 22:30 anche se credevo di essere stata fuori tutta la notte.
I mobili e l’interno dell’appartamento sembrano levigati e così accoglienti. Vorrei essere rimasta fuori molto più a lungo a godermi tutta quella meraviglia ma sono stanchissima e dopo la doccia finisco per buttarmi sul divano. Guardiamo un film, una commedia divertente per evitare di concludere in maniera sgradevole, e anche i volti dei personaggi, seppur non distorti, sono come fluttuanti.
Appena il mio ragazzo si alza dal divano per prendere qualcosa mi addormento. Per qualche ora mi sveglio a tratti, il fidanzato sfrattato dal divano è su una poltrona qui vicino a guardare la tv e ogni tanto si avvicina per controllare se sto bene. Durante questi brevi e confusi risvegli la percezione è ribaltata, aprire gli occhi su quello che considero l’ordinario è solo un’incursione nella visione che da sveglia chiamo realtà.
Spero di non essermi dilungata troppo e vi ringrazio per tutte le esperienze e le informazioni che condividete qui sul forum, sono state fondamentali per prepararmi a questo fantastico viaggio!
vorrei condividere con voi la prima e imprevista esperienza con funghetti McKennaii, che risale a Dicembre.
In precedenza avevo preso i funghi quattro volte, l’ultima due settimane prima, ma pur avendo seguito tutti i crismi non avevo avuto alcun effetto. ZERO di ZERO.
Questa volta avevamo 4-5 funghi già cresciuti troppo e non potendo essiccarli, il mio ragazzo ha pensato di convincermi a prenderli in un normale Venerdì sera.
Se devo proprio dirla tutta, a convincermi non ci è voluto molto ma li ho mangiati quasi controvoglia e senza aspettarmi granchè, credevo sarebbe andata come le altre volte. Erano passate da poco le 18:30.
Verso le 19:00 usciamo per andare a piedi verso la piazza della città.
Le strade e la piazza sono piene di persone, ci sono i mercatini e le luci natalizie. Le luci sono particolarmente intense ma non noto altro di strano. Anche se siamo usciti da casa appena 10 minuti fa mi scappa già la pipì, così andiamo al bar a prendere un caffè. Tutto bene.
Oltrepasso la porta del bagno, c’è un ragazzo che aspetta il suo amico e un altro tizio entra subito dopo di me. C’è un grande specchio, le pareti sono fatte di piastrelle lucide con motivi verdolini e le porte sono di legno scuro con molte venature. Ecco quindi che il potere del fungo tanto a lungo invocato decide di manifestarsi col botto proprio nel momento in cui sono lontana dal sitter, in mezzo a sconosciuti e circondata da pattern e riflessi che improvvisamente prendono vita. AIUTO.
Nonostante questo riesco a mantenere la compostezza e finalmente l’amico del ragazzo esce dal bagno, purtroppo lasciandovi un gran fetore, entro e mi chiudo dentro. Anche all’interno pareti luccicanti e riflettenti, motivi verdi, insomma un vero casino, ma è qui che ha inizio il viaggio nella giungla.
Faccio pipì e torno dal mio ragazzo, sono tutta contenta, gli dico che finalmente sta succedendo qualcosa e che il bagno è stato una specie di tana del Bianconiglio.
Usciamo dal bar e lungo la strada verso il porto ci fermiamo a un chiosco a prendere delle focaccine fritte per il fidanzato-sitter. All’aperto gli effetti sono meno intensi per adesso ma a un certo punto credo di vedere un elfo di Babbo Natale, poi guardo meglio ed è solo un ragazzo magrolino con i pantaloni rossi.
Finalmente le focaccine sono pronte e proseguiamo verso il porto. Stiamo camminando sul piazzale e sento un’attrazione irrefrenabile per un albero di fico quasi completamente spoglio che si trova poco lontano sulla sinistra. E’ come se l’albero mi chiamasse silenziosamente e non posso impedirmi di andargli incontro, quando mi avvicino lo spettacolo del fico mi lascia senza parole. E’ vivente, maestoso, pieno di energia. Non l’ho mai visto così le tante volte che sono già passata da qui e sono esterrefatta. Nonostante sia “solo” un albero emana una grande saggezza, mostrandosi è come se mi dicesse “Così stanno le cose, sciocca!”.
Devo di nuovo fare la pipì, torniamo al chiosco delle frittelle e vado al bar lì vicino. Questo bagno mi appare come una giungla ancora più intricata. Anche qui ci sono le pareti verde chiaro e mentre cerco con molta fatica di mantenere l’equilibrio per fare la pipì senza sfiorare il gabinetto, la sciarpa che porto al collo penzola di qua e di là e diventa una liana/serpente o serpente/liana, non mi è chiaro, e ci sono altre liane che mi pendono addosso e rami che si protendono da ogni dove. In qualche modo riesco a uscire dal groviglio di rami e liane e ci rimettiamo in marcia verso il porto. Siamo di nuovo sul piazzale, lo spazio sullo sfondo si dispiega tipo film Inception, in un tripudio di luci colorate.
Questa volta mi dirigo spedita verso le palme in fondo al piazzale, dico al mio ragazzo che devo mettere della musica perchè ci sono delle canzoni “che devo assolutamente far ascoltare alle palme”. Prendo il cellulare, che mi sembra un oggetto del tutto alieno, e le icone delle app sono tutte mescolate, ci metto un po’ a trovare quella per la musica. Guardo in alto e anche le chiome delle palme sono irresistibili, inutile dire che resto incantata e imbambolata a guardarle.
Ci spostiamo su una scalinata che scende fino al mare, ci sediamo, ascoltiamo musica, chiacchieriamo. Oltre l’acqua dall’altra parte del porto ci sono una ruota panoramica e un luna park e le luci colorate sembrano danzare insieme alla musica. Il cielo è illuminato da sbuffate di colori che salgono dal suolo. Tra i colori domina un viola-rosa chiaro e scintillante. Tutto mi sembra perfetto e armonioso.
Rimango stranamente immobile e so di essere dentro al mio corpo ma è come se fosse uno strumento che mi serve per essere lì, vedere e udire ma è il contenuto che osserva e ascolta - non so in che altro modo spiegarlo. In alcuni brevi momenti mi sento pure levitare di qualche decina di centimetri ed è una sensazione di gioia inspiegabile. Qui vicino ci sono altri alberi, anche quelli sono meravigliosi e mi incantano.
Ovviamente a un certo punto devo di nuovo fare la pipì (sindrome della vescica senza riposo) e così andiamo in un altro bar. Le persone e le cose sono come in un film 3D senza gli occhiali, poi vado al bagno e indovinate un po’? Anche questo è verde. Appoggio le mani alla parete, scelta discutibile dal punto di vista igienico, e la pelle delle maniche della giacca si scompone e ricompone in minuscole scaglie. In seguito mi convincerò che non è più una giacca bensì il mio stesso manto. Guardo la mano destra, la pelle sembra attraversata da un’onda che scorre dal polso verso la punta delle dita e la rende squamosa, squame piccole e appuntite. Continuo a fissarmi la mano che inizia a deformarsi in una forma animalesca e accetto abbastanza di buon grado che sto diventando una lucertola della giungla. Del resto ormai mi sono fissata che i vari cessi sparsi in giro per la città siano dei portali per un’altra dimensione.
Esco dal bagno, il bar è grande e piuttosto affollato. La sensazione adesso è di lieve disagio perchè alcune persone hanno il viso distorto. Degli uomini seduti a un tavolo sembrano gli orchi di Sauron - meno putrefatti per fortuna - con la pelle del volto che ondeggia e sembra liquefatta. A un tavolo vicino alla porta c’è un’altra figura particolare. Sembra molto alto/alta, ha i lineamenti di un personaggio di Avatar e la pelle scurissima. Il loro aspetto mi lascia parecchio confusa.
Il mio ragazzo comincia a manifestare i primi segni di cedimento dovuti alla fame così decidiamo di rientrare e comprare qualcosa da mangiare lungo il tragitto.
Tornando verso casa passiamo vicino a delle palme nane che mi fanno pensare a una spiaggia dove sono stata anni fa e poi imbocchiamo una stradina sotto ai portici. C’è un grosso tombino quadrato e mi convinco che non sia un semplice tombino ma una piattaforma per il teletrasporto e che se solo riuscissi a liberarmi dalla suggestione dello spazio e del tempo potrei teletrasportarmi su quella spiaggia o in qualunque altro luogo. Sogno e realtà non mi sembrano affato differenti in questo momento, a parte il fatto che la realtà è molto più densa ma in un delirio di onnipotenza mi dico che le leggi fisiche sono un dettaglio del tutto trascurabile.
I vicoletti che attraversiamo per raggiungere casa sono decisamente diversi dal solito. Sono quasi fiabeschi mentre nella realtà sono cosparsi di spazzatura, escrementi, urina puzzolente. In certi momenti mi sembra di perdere il senso delle 3 dimensioni, i palazzi non sono più oggetti solidi, le facciate sono piani che si spostano al nostro passaggio. Oscillano verticalmente, avanzano verso di noi come pannelli di una scenografia e con grande stupore vedo che oltre le facciate c’è solo il niente, nero assoluto, e mi chiedo dove siano finite le persone, gli arredi, muri, solai, etc. ma non sto a pensarci più di tanto perchè arriviamo al portone.
Entriamo in casa e l’orologio mi dice che sono appena le 22:30 anche se credevo di essere stata fuori tutta la notte.
I mobili e l’interno dell’appartamento sembrano levigati e così accoglienti. Vorrei essere rimasta fuori molto più a lungo a godermi tutta quella meraviglia ma sono stanchissima e dopo la doccia finisco per buttarmi sul divano. Guardiamo un film, una commedia divertente per evitare di concludere in maniera sgradevole, e anche i volti dei personaggi, seppur non distorti, sono come fluttuanti.
Appena il mio ragazzo si alza dal divano per prendere qualcosa mi addormento. Per qualche ora mi sveglio a tratti, il fidanzato sfrattato dal divano è su una poltrona qui vicino a guardare la tv e ogni tanto si avvicina per controllare se sto bene. Durante questi brevi e confusi risvegli la percezione è ribaltata, aprire gli occhi su quello che considero l’ordinario è solo un’incursione nella visione che da sveglia chiamo realtà.
Spero di non essermi dilungata troppo e vi ringrazio per tutte le esperienze e le informazioni che condividete qui sul forum, sono state fondamentali per prepararmi a questo fantastico viaggio!