La papagna, l'Elisir a base d'oppio dei nostri Nonni

Ciò che riguarda la psichedelia ma non trova posto nelle altre sezioni.
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Arcano
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La papagna, l'Elisir a base d'oppio dei nostri Nonni

Messaggio da Arcano » dom ago 22, 2021 6:35 pm

La papagna, chiamata in dialetto calabrese anche paparina, non è altro che la pianta di Papaver Somniferum, cioè il papavero da oppio coltivato nel mondo contadino fino ai primi del Novecento e utilizzato, soprattutto sotto forma di decotto, come sonnifero, antidolorifico e tranquillante.

Pianta da non confondere con il papavero dei campi (Papaver Rhoeas) detto anche Papavero comune o Rosolaccio dagli inconfondibili fiori rossi, considerata erba infestante nei campi di cereali.

A papagna era un rimedio piuttosto economico, anche perché facile da coltivare in ogni orto, e si usava principalmente per far dormire neonati piangenti e bambini irrequieti e permettere così ai genitori di riposare, lavorare e attendere alle faccende domestiche.



Ai più piccoli si dava anche ‘u titillu, una sorta di ciuccio fatto da una pezzuolina di lino arrotolata e intinta nella papagna preparata per l’occasione.

Si racconta infatti di bambini che così dormivano anche per più giorni consecutivi anche se l’origine del pianto era sconosciuta, una pratica alquanto rischiosa che ebbe termine per fortuna appena cominciarono a diffondersi nuove regole igienico-sanitarie e informazioni sulla pericolosità e sugli effetti a volte anche letali della pianta.



La papagna era usata anche dagli adulti come antidolorifico e tranquillante, per il banale mal di denti, dolori da trauma o reumatismi, unico rimedio in un mondo in cui non esistevano le farmacie e i medicinali moderni.
Si racconta che a volte le donne di nascosto la somministrassero anche agli uomini troppo focosi, per calmarne i bollenti spiriti…

Ma i nostri nonni non facevano altro che perpetuare una tradizione antichissima, praticata fin dal 5000 avanti Cristo, quando il Papaver Somniferum era conosciuto come il fiore che dona la gioia e l’ebbrezza, come risulta da tavolette di argilla in scrittura cuneiforme rinvenute tra il Tigri e l’Eufrate.



In epoca magnogreca era il fiore sacro a Demetra, che troviamo raffigurato infatti in molte iscrizioni e sculture dedicate alla dea, e probabilmente a quei tempi era già conosciuto anche l’uso dell’oppio, il lattice che fuoriesce dalle capsule della pianta contenente numerosi principi attivi e sostanze alcaloidi tuttora utilizzati in medicina come morfina, codeina e narcotina.



L’oppio già ai tempi di Ippocrate lo si prescriveva abbondantemente e per malattie diverse, nella medicina araba fu introdotto da Ibn Sina, meglio conosciuto come Avicenna, anche se presto le scuole mediche dell’epoca cominciarono a mettere in guardia sull’uso eccessivo della sostanza che poteva provocare anche la morte.

Il preparato più famoso a base di questa sostanza è sicuramente il laudano, sciroppo a base di tintura di oppio con l’aggiunta di zafferano, cannella e chiodi di garofano, che fu messo a punto da Paracelso e utilizzato per secoli come analgesico, sedativo della tosse e contro la diarrea.

Con l’andare del tempo e i progressi della moderna medicina, si è scoperto che tutti i preparati a base di oppio danno dipendenza, assuefazione, con un alto rischio di intossicazione e di gravi danni agli organi interni dell’organismo.

Annamaria Persico


(queste ultime righe, a mio avviso, sono sbagliate, poiché la dipendenza in se non dipende tanto dalla sostanza assunta, tanto dall'ambiente sociale in cui vivi, in poche parole, se sei infelice usi le sostanze per evadere, se sei tranquillo e sereno usi le sostanze invece per interiorizzarti, per analizzarti e avventurarti negli infiniti regni della psiche.




Infine alcune righe tratte da un articolo di DolceVita magazine:

Mentre raccoglievamo la pasta scura che si era formata intorno alle capsule incise, fummo però raggiunte da alcuni anziani del paese che ci avevano spiato fin dal giorno prima. Un po’ imbarazzate ascoltammo i loro consigli circa l’uso di quei fiori che in zona chiamano “papagna” e che la tradizione popolare destina a tisane rilassanti fatte con le capsule secche o che addirittura utilizza in mazzi appesi a testa in giù nelle camere dei bambini, per favorirne il sonno. Ora capisco il vero significato del termine “appapagnarsi”.

Tornammo a casa con una discreta quantità di pasta appiccicosa che nel giro di qualche giorno sarebbe diventata dura e vetrosa come la liquirizia. Passai così un’estate assumendo piccole quantità di oppio home made riducendolo in polvere per evitare fastidiosi bruciori di stomaco e buttandolo direttamente in gola come la più amara delle medicine, senza mai esagerare e senza necessità di aumentarne la quantità.

La sensazione era quella di tranquillità interiore, un’alleggerimento della vita, un profondo amore verso tutto e tutti.
Quando arrivai a grattare il fondo della scatolina che lo conteneva, mi prese però una specie di ansia, la paura di quello che sarebbe potuto succedere dopo tre mesi di assunzioni regolari. Avrei dovuto combattere con una seppur lieve dipendenza? Avrei avuto disturbi muscolari, voglia di ripetere l’esperienza?

Con mio sommo stupore passai il primo giorno”senza” attenendo ai miei compiti quotidiani in assoluta tranquillità, e così il giorno dopo e quello ancora….


Silvia Bonetti
Le informazioni da me riportate sono esclusivamente a scopo informativo.
Non intendo incitare nessuno all'uso di sostanze stupefacenti. Peace


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Abeja G.
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Re: La papagna, l'Elisir a base d'oppio dei nostri Nonni

Messaggio da Abeja G. » dom ago 22, 2021 7:38 pm

Grazie della condivisione!!

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