Amsterdam-Una storia dell'orrore.

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Fugo
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Amsterdam-Una storia dell'orrore.

Messaggio da Fugo » sab apr 23, 2022 12:35 am

Introduzione
L'Olanda, paese dove tutto diventa possibile, dove tutto diviene reale.
Potresti ritrovarti su di un letto di foglie di quercia, protetti dalla folta chioma della Pianta madre, pronti per intraprendere un'avventura magica in un pomeriggio che sarebbe diventato storico, e potresti immediatamente ritrovarti al cospetto di un Ranger, di un Ranger inferocito, pronto a condannarti a 101 euro di multa più nove euro di tasse istituzionali, con tutto il peso di uno stato di “Warning” sopra il capo, sul il quale barcolleresti, proprio come farebbe una cimice equilibrista posata sul filo di una tastiera per computer.

Capitolo 1 – Cielo nero
Le tre biciclette sfrecciavano lungo le vaste praterie di erba alta schiarita dal bagliore di un cielo bianco, coperto dalle nubi. Si dirigevano verso l'ignoto guidate da tre ragazzi scalmanati nel bel mezzo di un'avventura mozzafiato. I ranger gli stavano alle calcagna e l'effetto della psilocibina irradiava di luce qegli appezzamenti di terra, sembravano delle savane, delle piccole savane miniaturizzate, alternate a macchie di bosco fitto fatto di conifere e latifoglie.
L'intenzione del gruppo era quella di eludere la sicurezza, abbandonare la noiosa striscia d'asfalto sulla quale stavano pedalando ed infilarsi tra i rami degli alberi per guardare coi propri occhi la meravigliosa e misteriosa tana del bianconiglio. E tutto d'un tratto la videro, si stagliava dinnanzi ai loro occhi, era bellissima...era un'immensa distesa di sabbia fine, come quella del deserto. Magica, fatata, colorata dei colori più belli, poichè i tre scalmanati erano già stati illuminati dalla sacra veggenza del tartufo magico. I ciuffi degli arbusti sotto ai loro piedi vorticavano come mossi da un vento immaginario, i colori della sabbia formicolavano come se provenissero dalla tela di un quadro di Vangog: <Santo cielo...abbiamo la visione Vangogniana!> Esclamò uno dei tre uomini, sbalordito.
<I funghi sono stati creati da creature extraterrestri..> Rispose l'altro uomo, poggiando la mano sulla spalla del suo amico contemplando l'immenso paesaggio divenuto vivo dinnanzi ai suoi occhi.
Ma lo sguardo del terzo uomo si mosse lungo l'intero perimetro della savana: “Potrebbero esserci dei Ranger quaggiù..” ed era difficile individuarli..gli alberi in lontananza pulsavano, le dune del deserto respiravano, e tutto quanto era avvolto da una luce forte, quasi abbagliante. Impossibile distinguere le dieci e mezza del mattino dalle cinque e quarantasette di quella sera, il tempo era come bloccato, fittizio, irreale. Se qualcuno dei Ranger li avesse beccatinon sarebbe stato possibile farla franca. Erano come dei topi, dei topi da laboratorio inseriti in un labirinto assieme a dei felini voraci. I pensieri si susseguivano veloci come dei razzi impazziti, la mente era capace di formularne cento nell'arco di una frazione di secondo, ma uno di questi pensieri fu più importante di tutti altri: “Le biciclette...le abbiamo lasciate in bella vista, potrebbero finire nella traiettoria dei Rangers”. E le gambe di Frenk si mossero da sole fino a raggiungere quello spiazzo di sabbia e sassi dove dovevano essere parcheggiate, eppure le bici lì non c'erano. Non v'era ombra di una bici nel raggio di un chilometro. L'uomo raggiunse di corsa i suoi compagni per rivelare l'accaduto e pareva decisamente scosso, i tremori scuotevano il suo corpo dalle gambe fino alle spalle, era visibilmente sottoshock. “Mai perdere la testa Frenk, mai perdere la testa” Ribadì prontamente Dylan, gettando le mani sopra le spalle dell'amico nel tentativo di bloccare quei tremori. “L'unico modo per uscire indenni da questo posto è quello di...è quello di..” Nemmeno lui conosceva la risposta, cavarsela in una situazione di quel tipo pareva impossibile: Il biancore del cielo grigio stava prendendo tonalità sempre più scure, passando dal perlaceo al plumbeo, come se Dio avesse appena spento il sole lasciando quel barlume di luce fioca destinata a scomparire nell'oscurità delle tenebre. Sperduti nel bel mezzo di un parco nazionale, in preda ad uno sballo allucinogeno molto forte, i tre uomini avrebbero avuto solo un'ora e quindici minuti per ritrovare le biciclette e cercare di raggiungere l'uscita.




Capitolo due – Mai perdere la testa.

Dodici e mezza della notte. Il parco nazionale era animato dagli scricchiolii e dai fruscii delle foglie secche mentre la psilocibina era all'apice della sua potenza nelle menti dei tre uomini.
<Dannazione, dannazione, dannazione!> Imprecava Jenckins stringendosi le tempie con i palmi sudati delle mani. <Siamo fottuti, siamo completamente fottuti cazzo!> In sottofondo il lamentio di Frenk era continuo e incessante: <No, no, no, no....non sta accadendo davvero..non sta accadendo per davvero..> E nel bel mezzo di questo delirio si udì un tonfo pesante provenire da molto lontano, come quello di una carcassa di metallo scaraventata a terra.
<Che cos'è stato? L'avete sentito anche voi? ..Ci sono degli animali quaggiù...>
E qualche chilometro più in là, due zoccoli di bronzo si alzarono dal piedistallo posseduti da una forza magica. La testa della carcassa si piegò verso destra, le gambe si flessero per fare un salto alto nel vuoto. BUM. Si udì nuovamente quel rombo metallico in lontananza. Il nervosismo nel gruppo era salito alle stelle. Era chiaro che stesse accadendo qualcosa in quel bosco, e pareva provenire da Sud, proprio dalla zona del parco dove avevano visto quella strana statua, la statua dell'alce. La visione delle cose nel frattempo era diventata davvero difficile, gli alberi si triplicavano, la vista era sfuocata e le vertigini ti scaraventavano al suolo lasciandoti inerte.
<Le fronde dell'albero madre, sta sopra la nostra testa. La fitta trama dei suoi rami..ci garantisce protezione..vedo le sue foglie, sento il sapore della terra in bocca.>
<Frenk ma che cosa stai...che cosa stai dicendo?> Chiese Dylan cercando di non rimettere.
<Sono sdraiato ai piedi dell'albero madre..adesso..>
<Non dargli ascolto Dylan, il poveretto è completamente fatto, è fatto...è ancora più fatto di noi.> Si intromise Jenckins, tappandosi le orecchie per non ascoltare.
<..Li sento parlare> Proseguì Frenk con affanno e difficoltà a respirare.

“Se non ve ne andrete via subito sarò costretto a farvi una multa....101 euro totali più nove di tasse istituzionali...Già, e vi metterò in stato di Warning, non potrete più avvicinarvi alla macchia, nemmeno per una pisciata.. il regolamento parla chiaro.”

<Vedo...> Frenk provava con fatica a comunicare qualcosa <Vedo...quel simbolo..attaccato alla divisa del Ranger.. è il simbolo di una ...è il simbolo di una renna con la testa rovesciata.>

<Adesso è veramente troppo, Dylan fallo smettere!> Imprecò Jenckins, che finalmente era riuscito a togliere le mani dalle orecchie, gettandole al suolo per cercare di trovare un equilibrio precario. <Non ce la faccio più ad ascoltare le sue fandonie, ed è tutta colpa sua se siamo finiti in questa dannata situazione!>


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